martedì 14 luglio 2015

Repubblica 14.7.15
I no euro italiani: “Era meglio la Grexit”
Il fronte si divide
La sinistra in imbarazzo per le scelte del lleader greco
di Lavinia Rivara


(...) I più interdetti e forse anche i più delusi dalla scelta di piegarsi al diktat tedesco sono quelli della sinistra. Ex Pd, minoranza dem e Sel che non vogliono attaccare il premier greco ma sono costretti ad ammettere la sconfitta, dividendosi anche nel giudizio. Il più schietto è Stefano Fassina. «L’accordo aggraverà le condizioni dell’economia greca come i due memorandum precedenti: crollo del Pil, impennata della disoccupazione e del debito pubblico, più recessione ». E dunque se Fassina non vuole pronunciare la parola tradimento, perché Tsipras «ha avuto almeno il coraggio di dare battaglia, a differenza di altri leader del Pse», però non ha peli sulla lingua nel dire che un’alternativa al capestro c’era: «Vista la cecità dell’Eurogruppo si poteva concordare una via coordinata per l’uscita dall’euro, riducendo gli effetti negativi e ponendo le condizioni per la ripresa». Insomma meglio la Grexit «di questa medicina liberista che ci sta portando tutti al naufragio».
Ma se Fassina si augura che il Parlamento greco non approvi l’accordo, Pippo Civati non la pensa affatto così: «Tsipras non ha mai considerato l’uscita dall’Euro e io sto con lui. Ha dovuto accettare una durissima terapia, una punizione per il referendum. Ma, come ha detto Romano Prodi, questo accordo “evita il peggio, non il male”». Resta silenzioso Nichi Vendola, che nel giorno del voto ha guidato Sel ad Atene ma che ieri era irraggiungibile, in viaggio. Parla il suo vice, Nicola Fratoianni, e difende Tsipras. «Ha fatto tutto quello che poteva con una pistola puntata alla tempia. E non me la sento di dire che l’uscita dall’euro poteva essere una alternativa percorribile. Una sconfitta della sinistra? Direi di tutta l’Europa, che se non mette in agenda la revisione dei trattati rischia lo schianto». Alfredo D’Attorre, minoranza pd, punta il dito contro Renzi, «totalmente appiattito sulla Merkel fino al referendum», e contro «una sinistra europea che sa solo parlare del sogno degli Stati Uniti d’Europa mentre la realtà va in senso opposto». Perché ora l’interrogativo è «se questo euro è ancora compatibile con il principio democratico della sovranità nazionale. E così la posizione della Merkel rafforza le tesi di Grillo e Salvini».