Repubblica 13.7.15
Il sogno della tangenziale verde a Roma, un parco stile New York
di Giovanni Valentini
L’idea: demolire il viadotto che si erge fino a dodici metri di altezza in mezzo ai palazzi Al suo posto giardini, mercati, un auditorium e anche una pista da skateboard
ROMA. In un vecchio film di Fantozzi, per prendere al volo l’autobus che deve portarlo al lavoro, il mitico ragioniere salta goffamente dal terrazzino della sua abitazione, affacciata sul traffico frenetico di una strada a scorrimento veloce. Quello è l’inferno della Tangenziale Est di Roma, costruita tra gli anni Sessanta e Settanta, all’epoca del boom economico e dello sviluppo urbanistico della Capitale. Un nastro d’asfalto a otto corsie invaso ogni giorno da un fiume di macchine, moto, camion e furgoni, assurto a simbolo cinematografico di quella motorizzazione di massa che ha stravolto le nostre città.
Ora, però, la Tangenziale Est potrebbe diventare il prototipo di una “rigenerazione urbana” che nelle metropoli internazionali è già cominciata da tempo, all’insegna della sostenibilità, con l’esperienza delle “smart cities”. Un modello contro il degrado, da replicare magari in altre città italiane. Il suggestivo progetto-pilota s’intitola con un ossimoro “Tangenziale Verde”, è firmato dall’architetta Nathalie Grenon Sartogo e ha già suscitato l’interesse dell’amministrazione comunale, degli esperti e di varie associazioni, tra cui Res (Ricerca educazione scienza).
“Coltiviamo la città”, è lo slogan che accompagna la proposta di trasformare un tratto della Tangenziale destinato a essere dismesso — poco più di due chilometri di cemento e di asfalto, fra la stazione Tiburtina e la Batteria Nomentana — in un’area di verde pubblico urbano, con il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini. Un sogno, un’utopia? Può anche darsi, ma a New York ne hanno realizzato uno analogo, convertendo una sezione in disuso della vecchia ferrovia sopraelevata in un parco lineare che si chiama “ High line”.
Quel pezzo della Tangenziale Est, sospeso a un’altezza fra i quattro e i 12 metri, sfiora la schiera di palazzoni proliferati lungo la strada, dove abitano migliaia di persone esposte al rischio dell’inquinamento acustico e soprattutto atmosferico (metalli pesanti e polveri sottili). E perciò, secondo l’ultimo Piano regolatore, dev’essere dismesso e demolito, convogliando il traffico nel sottopassaggio già costruito a questo scopo. Ma, a parte i costi e i tempi dell’operazione, un intervento “chirurgico” di tale portata lascerebbe comunque una cicatrice nel tessuto urbano del quartiere.
L’alternativa proposta dallo Studio degli architetti Sartogo prevede, invece, di recuperare e valorizzare la struttura portante originaria, rimuovere il manto di asfalto e impiantare un “giardino agronomico” destinato a diventare un grande laboratorio ecologico, con un moderno sistema di recupero e riciclo delle acque. L’emblema del traffico e del caos urbano diventerebbe così l’icona della rigenerazione e della sostenibilità ambientale. Come dire, insomma, da Fantozzi a Robinson Crusoe.
Dall’inferno della Tangenziale al “paradiso terrestre”, il nuovo parco pubblico — per una superficie complessiva di 50mila metri quadri — si articola in diversi spazi verdi: quelli per lo sport e il tempo libero, innanzitutto; giardini condivisi, protetti da barriere organiche contro lo smog e l’inquinamento; un Giardino dei germogli, dedicato in particolare ai nonni e ai nipoti, dove conoscere meglio la natura e piantare semi per far crescere piante e alberi; un Mercato “a km 0”, con una copertura fotovoltaica di ultima generazione che immagazzina l’energia solare; un Giardino della biodiversità, per coltivare 16 tipi di alberi da frutto del Lazio; un Auditorium ubicato nelle rampe adiacenti a Ponte Lanciani e un Fruttaio nel sottosuolo; e infine, uno “skate park” per offrire ai giovani un’area di incontro e socializzazione, dove mettere a dimora un albero per ogni neonato, secondo la legge del ’92 (n.113) che affida il compito al Comune di residenza.
Per realizzare questo “Parco dei Sogni”, si stima che occorrano all’incirca 20 milioni di euro: una metà per la bonifica delle carreggiate, il rifacimento stradale e due parcheggi sotterranei per i residenti; un’altra metà per la realizzazione dei vari impianti. Ma la spesa potrebbe essere coperta pressoché interamente dai fondi strutturali europei 2014-2020: in passato, l’Italia ne ha già persi parecchi per mancanza di progetti con caratteristiche di questo tipo. E in ogni caso, secondo lo Studio Sartogo, i costi sarebbero inferiori a quelli necessari per demolire la struttura in cemento armato della Tangenziale, con i suoi pilastri portanti che gli architetti propongono invece di conservare e riadattare davanti alla stazione, come un “pronao” dei templi greci o romani.
Se la “Grande Bellezza” va in rovina, dunque, magari si può ricostituirla e rigenerarla. Contro il degrado, non bastano più le denunce. Servono anche idee per immaginare un futuro alternativo e sostenibile.