Repubblica 12.7.15
Malore all’ex nunzio accusato di pedofilia si blocca il processo
Il polacco Wesolowski in terapia intensiva La prima udienza dura solo sei minuti: subito rinviata
di Paolo Rodari
CITTÀ DEL VATICANO. Doveva essere il primo processo penale in Vaticano a un ex arcivescovo, già ridotto allo stato laicale dalla Congregazione per la Dottrina della fede per uno scandalo di pedofilia. E, invece, la prima udienza all’ex nunzio nella Repubblica Dominicana, il polacco Jozef Wesolowski, 67 anni, accusato di abusi sessuali su minori e detenzione di materiale pedopornografico, è durata soltanto sei minuti, giusto il tempo di leggere i cinque capi di imputazione e rinviare tutto «a data da destinarsi», verosimilmente dopo l’estate.
La panca in legno addossata alla parete della piccola aula del Tribunale vaticano dove Wesolowski si sarebbe dovuto sedere, insomma, è rimasta vuota. Il motivo è un malore che ha colto l’ex nunzio l’altro ieri pomeriggio, un calo pressorio dovuto al caldo, alla tensione, all’età, tale da obbligare i medici al ricovero in una clinica romana in terapia intensiva. Ma, fa sapere l’avvocato Antonello Blasi, legale dell’ex presule, Wesolowski «era pronto a collaborare» con i giudici vaticani ed è comunque «disponibile» nei confronti del tribunale.
Sono cinque i capi di imputazione per l’ex nunzio, che ieri la pubblica accusa ha citato in giudizio senza chiamarlo «monsignore», ma semplicemente «Josef Wesolowski». Il primo è stato introdotto grazie alle legge firmata da Francesco in un motu proprio dell’11 luglio 2013: «Per aver detenuto e comunque per essersi procurato da siti internet materiale raffigurante minori di anni 18 coinvolti in attività sessuali esplicite, reali o simulate, nonché immagini di organi sessuali di minori esibiti a scopi prevalentemente sessuali. Con l’aggravante della detenzione di ingente quantità». In secondo luogo, Wesolowski viene citato in giudizio «per aver con più azioni, e, in un caso, in concorso con Francisco Javier Occi Reyes e altri allo stato ignoti, corrotto, mediante atti di libidine, adolescenti di età presumibilmente compresa tra i 13 e i 16 anni al fine di compiere su di essi e alla presenza di essi atti sessuali, comportamenti tenuti almeno in una occasione in luogo esposto al pubblico», atti avvenuti «nella Repubblica Domenicana». Terzo: Wesolowski viene processato «per aver ricevuto, nascosto o comunque detenuto su due computer, materiale pedopornografico e, dunque, cose provenienti da un delitto», sempre nella Repubblica Dominicana «e altrove» sino al 5 agosto 2013.
Quarto capo di imputazione: aver cagionato «lesioni gravi, costituite da perturbamenti della mente, agli adolescenti vittime degli abusi sessuali» e — quinto — «per aver serbato una condotta che offende i princìpi della religione o della morale cristiana», «per aver ripetutamente eseguito accessi a siti pornografici», «nella Repubblica Dominicana fino all’agosto 2013, in Roma, nella Città del Vaticano e altrove fino al 22 settembre 2014».
Wesolowski, che abita nel Collegio dei Penitenzieri, cioè nello stesso palazzo del Tribunale vaticano, e che dopo la revoca degli arresti domiciliari, nel novembre scorso, godeva di libertà di movimento ma solo entro i confini della Città Leonina, dopo aver accusato il malore è stato condotto in osservazione al Pronto soccorso vaticano. Da qui il medico di guardia lo ha rinviato a una «struttura specializzata» a Roma, che non è stata specificata. Si tratta d una clinica dove, secondo quanto dichiara l’avvocato Blasi, Wesolowski non è «sorvegliato», in quanto non sussiste il pericolo di fuga. Il suo auspicio: «Speriamo di poter continuare il processo quanto prima».