domenica 12 luglio 2015

Corriere 12.7.15
Le Borse in altalena. A chi giovano le oscillazioni
risponde Sergio Romano


Se si esamina l’andamento delle Borse mondiali negli ultimi 15 giorni in rapporto alla crisi greca si nota un saliscendi continuo. Quando Varoufakis dice che tutto è ormai perduto, le Borse perdono anche il 5 % , poi la Merkel riapre le speranze e le Borse recuperano rapidamente. È la tipica situazione che si presta a ottime manovre di insider trading: quando la Borsa scende si compra con un forte sconto e poi si rivende quando la Borsa sale guadagnando un ampio margine. La condizione è, come sempre nell’insider trading, che i protagonisti siano in grado di influenzare l’andamento della Borsa prima che i risparmiatori ne vengano a conoscenza. Da almeno tre anni si è consapevoli che la Grecia non è in grado di pagare il suo debito, ma anche che l’Europa non vuole accollarsi il debito troppo facilmente contratto dai greci. Esiste però una via, del tutto indolore, per risolvere il problema. La condizione è che sia d’accordo il vertice della finanza mondiale che è ormai il cuore del potere mondiale. Il vertice – il gruppo Bilderberg- si è riunito in Austria l’11 giugno e da allora il movimento up and down delle Borse si è intensificato, creando le condizioni ideali per la speculazione. Ovviamente non possono esistere prove, ma, se anziché restituire il debito, la Grecia ha usato i suoi fondi per operazioni di insider trading, potendo influire sull’andamento delle Borse, potrebbe aver guadagnato quanto le serve per pagare in tutto o in parte il suo debito. Ma anche le banche europee avrebbero potuto inserirsi in questo gioco perché anche i governi europei, specie quello tedesco, hanno la possibilità di influire sulla Borsa. La finanza internazionale poi non può avere certo perso l’occasione per rafforzare il suo potere. Se così fosse, la crisi greca si risolve mettendo una specie di «tassa patrimoniale» sugli azionisti di tutto il mondo. Una tassa minima e quindi sopportabilissima senza drammi. Rimane aperto il problema del potere e se non è più la politica ma la finanza a risolvere i problemi politico-economici mondiali, è necessario riflettere su come sta strutturandosi il potere nell’era della globalizzazione e dell’informatica.
Andrea Saba

Caro Saba,
La sua tesi si fonda su almeno due premesse. Lei crede, in primo luogo, che esista un governo ombra della finanza mondiale e che questo governo possa identificarsi con un club fondato da un principe olandese nella prima metà degli anni Cinquanta per riunire periodicamente un gruppo di persone influenti. Lei pensa, in secondo luogo, che le grandi Borse, dove milioni di risparmiatori, investitori e speculatori scambiano ogni giorno enormi masse di azioni e obbligazioni, possano essere manovrate da una mano segreta.
È certamente vero che nei mercati azionari le scelte di un gruppo particolarmente autorevole possono creare l’«effetto gregge». Ma la realizzazione di una strategia simile a quella descritta nella sua lettera richiede un enorme numero di esecutori e di passaparola. Quanto tempo dovrà passare, nel secolo delle intercettazioni e di WikiLeaks, prima che una delle rotelle del grande ingranaggio denunci l’esistenza di un disegno occulto? Valgono per la sua tesi, caro Saba, gli stessi argomenti usati dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre per dimostrare che il Pentagono non era stato colpito da un aereo. Quanti bugiardi sarebbe stato necessario reclutare per accreditare la tesi di un attentato non accaduto? I complotti riescono, caro Saba, quando i congiurati si contano, tutt’al più, sulle dita di due mani.