venerdì 10 luglio 2015

Repubblica 10.7.15
Un bivio in salita per il premier
di Stefano Folli


IL VOTO sulla “buona scuola” è una vittoria di Renzi: il margine inattaccabile di cui la maggioranza gode a Montecitorio ha permesso di far approvare la legge senza ricorrere alla fiducia, come era successo al Senato.
VITTORIA del governo, dunque. Ma al tempo stesso è anche una sconfitta: non tanto del presidente del Consiglio, quanto del segretario del Pd. Il Renzi di Palazzo Chigi si compiace del successo legislativo, il Renzi del Nazareno osserva un partito, il suo, più che mai frantumato. E non può essere soddisfatto.
Certo, di fronte alla scena di 24 deputati che non partecipano al voto, con in testa l’ex segretario Bersani, si può anche decidere di ignorare il messaggio. E si può fare lo stesso per i cinque voti contrari: quei cinque parlamentari del Pd che hanno scelto di mettersi ai margini della propria famiglia politica, nella quale, è evidente, non si riconoscono più. Tutto questo alla Camera non incide più di tanto, però segnala un disagio profondo nel Pd che sembra approfondirsi, anziché essere riassorbito per le consuete vie, cioè attraverso le mediazioni.
Si dirà che la scuola era un campo minato, un territorio in cui la presenza anche elettorale del Pd era ed è talmente forte da provocare tensioni laceranti nel momento in cui il presidente del Consiglio pretende — con indubbio coraggio — l’approvazione di una riforma controversa. Per cui adesso egli si trova di fronte al solito bivio. Andare avanti facendo spallucce rispetto alla minoranza è un’ipotesi intonata al personaggio, ma assai rischiosa. Specie al Senato dove i numeri — come è noto — sono davvero risicati. D’altra parte, scendere a patti con gli avversari interni non è meno insidioso: significa finire nel labirinto di concessioni impegnative che riguarderanno la riforma costituzionale della Camera alta, vero “test” su cui si deciderà la sopravvivenza del governo Renzi come lo abbiamo conosciuto fino a oggi. E dietro la riforma del Senato si staglia la modifica dell’Italicum. A settembre l’intreccio fra i due piani sarà palese, a meno che il premier non riesca a uscire dalla pozzanghera.
La via più semplice sarebbe un “Nazareno due”, un accordo ad ampio spettro con Berlusconi. Soluzione che sul piano ufficiale viene respinta a Palazzo Grazioli, ma di cui si avvertono nell’aria, di tanto in tanto, alcuni indizi. I due capigruppo di Forza Italia, Romani e Brunetta, personaggi spesso in disaccordo, si sono trovati uniti su un punto: niente Nazareno bis, ma perché escludere qualche convergenza parlamentare sulle riforme in nome del bene del Paese? È uno spiraglio che lo stesso Berlusconi vuole lasciare aperto, nello spirito tipico del negoziatore incallito. L’intenzione plausibile è quella di aspettare e vedere, nel corso dell’estate, cosa ha da offrire il premier. Ci sono molte garanzie, non solo politiche, che Berlusconi potrebbe apprezzare. Intanto sulla riforma della Rai si è delineato un primo compromesso che modifica l’impianto originario di Renzi e non dispiace affatto a Gasparri e al resto del centrodestra.
La seconda strada non prevede il grande accordo con Berlusconi, bensì un’intesa di portata minore con Denis Verdini. La minuscola pattuglia di amici del senatore fiorentino che ieri alla Camera ha votato “sì” sulla scuola rappresenta un piccolo passo da non trascurare. Significa che al Senato potrebbe palesarsi un gruppetto più folto, magari una decina di nomi, in vista di sostenere la riforma costituzionale. Del resto, Verdini non ha mai fatto mistero della volontà di appoggiare una legge alla cui stesura ha personalmente contribuito d’intesa con il presidente del Consiglio. In tal caso Renzi avrebbe qualche voto in più, ma senza un vero compromesso con la sinistra interna (nello schema che portò all’elezione di Mattarella) il pericolo di incorrere in una sconfitta resterebbe molto alto. Al Senato i dissidenti pesano di più e Renzi, per neutralizzare la minoranza, deve dividerla. Finora il gioco non gli è riuscito. O forse non lo ha tentato con determinazione.