La Stampa 5.7.15
Fassina lancia il partito della sinistra
L’ex viceministro con Cofferati, Civati, Sel e delusi dal Pd: raggiungeremo l’Isola che non c’è
di Francesca Schianchi
«Chi ci ha già rinunciato e ti ride alle spalle, forse è ancora più pazzo di te», risuona al Teatro Palladium la voce di Edoardo Bennato, dopo che a citarlo è stato dal palco il neofuoriuscito dal Pd Stefano Fassina: «Insieme, da qua, possiamo raggiungere l’Isola che non c’è», evoca la costruzione di una forza nuova di sinistra, corretto da Civati: «L’isola che non c’è? Io dico che c’è ed è grandissima».
Per il momento, l’isola che c’è è un teatro pieno nel quartiere periferico Garbatella in un torrido sabato di inizio luglio, un incontro fiume su «scuola, democrazia, lavoro» che vuole essere il primo seme di un nuovo partito alla sinistra del Pd, dice l’organizzatore dell’appuntamento Fassina, alla presenza di molti delusi di quello che lui definisce il Partito democratico «dell’establishment e dei banchieri d’affari» - a partire da Sergio Cofferati e Pippo Civati - esponenti di Sel come Arturo Scotto e Nicola Fratoianni, il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero, il portavoce di Syriza in Italia Arghiropoulus, la ex sfidante di Renzi alle primarie fiorentine da sindaco Daniela Lastri. C’è pure il democratico sia pur dissidente Alfredo D’Attorre, a cercare di tenere un filo di collegamento: «Se il Pd considera queste forze come nemici, assistiamo allo sfaldamento del centrosinistra», avverte. Un seme di partito da coltivare e far crescere: «Il primo banco di prova sono le amministrative della primavera prossima», dà già un termine Fassina.
«Noi che abbiamo lasciato il Pd, celebriamo oggi l’indipendenza da una sinistra rassegnata e subalterna», rivendica la sua scelta l’ex viceministro, giocando con la data, il 4 luglio festa dell’indipendenza in America, proponendo la nascita di una cosa nuova, «consapevoli del rischio di fare una cosa di testimonianza», ma determinati a evitare «la sindrome di Jep Gambardella», evoca il film premio Oscar «La grande bellezza»: «Un vuoto in cerca di contenitore». Questo qualcosa di nuovo per Fassina è già chiaro che sarà un partito politico; più cauto Cofferati: il contenitore è solo «un punto d’arrivo, non una questione da cui partire», facendo tesoro degli errori del passato («guai se il messaggio fosse: unifichiamo quel che c’è»), possibilmente camminando «in parallelo» con la Coalizione sociale di Landini, che sarebbe bello «se avesse il contributo anche della Cgil». Ci vuole «coraggio e pazienza», predica l’ex sindacalista, e bisogna darsi «un progetto di governo», raccomanda Civati, una sinistra non «da divano», ma che mobiliti energie e faccia proposte chiare.
Ci sono tante buone intenzioni nella quarantina di interventi che si succedono, c’è attesa per il referendum greco («Syriza e Tsipras hanno ridato senso alla democrazia», dice Fassina, che oggi sarà ad Atene, come D’Attorre e una delegazione di Sel), ci sono critiche a Renzi (il professor Michele Prospero definisce il renzismo come «l’adozione dei programmi tecnici della destra economica europea con una porzione di antipolitica e doti di intrattenimento»). Si vedrà se ci sarà un approdo comune: «Creiamo dei comitati e rivediamoci in autunno per decidere come andare avanti», propone Fassina. Il percorso è ancora lungo, e Civati già fa sapere: «Io vado avanti con la mia associazione, Possibile».