domenica 5 luglio 2015

La Stampa 5.7.15
E la “Cosa nuova” si ritrova con Salvini, Grillo e Meloni
Oggi ad Atene Fassina sarà a fianco della destra e dei Cinque Stelle. L’esordio del progetto politico è legato al risultato di Tsipras
di Federico Geremicca


Gli atti fondativi di partiti o movimenti, spesso acquistano valore e vengono ricordati - al di là dei discorsi che li accompagnano - per le suggestioni che richiamano ed i simboli che evocano. Da questo punto di vista, la prima uscita della “cosa nuova” battezzata ieri da Stefano Fassina alla presenza di altri due ex Pd di grido - Sergio Cofferati e Pippo Civati - si segnala per una scelta impegnativa e contemporaneamente assai rischiosa: indicare in Tsipras e Syriza il modello cui guardare, perché «hanno ridato senso alla democrazia».
L’impressione è che non si tratti, semplicemente, di un tributo formale alla difficile sfida lanciata dal governo greco, ma di una adesione convinta alla linea ed alle mosse del premier ellenico: tanto convinta, che oggi Stefano Fassina sarà ad Atene, appunto per testimoniare vicinanza alla battaglia intrapresa. Con lui ci sarà una delegazione di Sel e il democratico D’Attorre. Ma si troverà, soprattutto, fianco a fianco con Beppe Grillo, probabilmente con Giorgia Meloni e su di lui aleggerà la benedizione di Matteo Salvini: una strana compagnia di giro, insomma, una sorta di gran raduno degli ultrà anti-europeisti, che come primo biglietto da visita - onestamente - non è forse il massimo.
E non è l’unica controindicazione, diciamo così, alla linea indicata da Fassina: l’altra riguarda il “carro”, appunto, al quale ha deciso di legare la sua costruenda creatura. Tra 48 ore, infatti, Alexis Tsipras potrebbe essere un uomo morto - politicamente parlando - e il suo partito una forza declinante e avviata alla sconfitta. Se questo accadesse - e accadrà di sicuro di fronte ad una vittoria dei sì - si concluderebbe la parabola-lampo del primo leader arrivato al governo con una piattaforma economico-politica dichiaratamente antieuropeista: in soli cinque mesi dalla vittoria elettorale alla débâcle. Una sorta di lezione che potrebbe travalicare il confine greco e confermare, così, che ci sono temi e slogan buoni per vincere le elezioni ma inservibili quando poi tocca governare...
Detto questo, il battesimo della “cosa nuova” non è andato poi male: molta partecipazione, tanti giovani ed una evidente e forte passione politica (un valore in sé, con i tempi che corrono). La circostanza che dopo l’avvento di Matteo Renzi si sarebbe aperto un grande spazio a sinistra del Pd - tesi che ha visto concordi tutti gli intervenuti - è dunque confermata: le idee e i progetti su come riempire quello spazio, però, paiono divergere fin dal passo d’avvio. Se per Fassina, infatti, «siamo qui per fare un partito politico», altri - come Sergio Cofferati - non paiono dello stesso avviso: «Il contenitore è l’ultimo dei problemi, partiamo dai valori... Cominciamo con calma, il percorso è lungo».
È una divisione non da poco (ed è difficile, per ora, dire quale sia l’opinione di Civati in proposito) alla quale sarà inevitabile ne segua un’altra. L’ex viceministro di Enrico Letta, infatti, fissa già un appuntamento: «Le elezioni amministrative del 2016 possono essere l’occasione per mettere in campo un’offerta di buona politica...». Dunque, un partito e delle liste nel giro di un pugno di mesi. Sel e Rifondazione comunista sembrano pronte per la nuova avventura, che potrebbe esser però complicata - qualche segnale è già leggibile sotto traccia - da sfide e divisioni intorno alla leadership: una costante deprimente nella storia politica della sinistra italiana...
Matteo Renzi non ha commentato in alcun modo la prima uscita di quello che è stato uno dei suoi più fieri e coraggiosi avversari all’interno del Pd, ma è difficile immaginarlo disinteressato a quel che accade alla sinistra del partito di cui è segretario. Già la minoranza interna - con il riemergere al Senato di un dissenso ormai organizzato - gli regala problemi quotidiani: adesso, la nascita di un soggetto alla sinistra del Partito democratico sembra completare quella sorta di accerchiamento cui già lo sottopongono Salvini e Grillo.
Per il premier-segretario, insomma, ora il rischio è che i militanti e gli elettori delusi dal nuovo corso pd possano considerare la “cosa nuova” il luogo politico verso cui dirigersi. E la chiusura del cerchio potrebbe avvenire se addirittura la Cgil, in qualche modo, scegliesse il nuovo soggetto come «compagno di battaglia» e proprio interlocutore politico. È presto per ipotizzarlo, ma tra le presenze di ieri al teatro Palladium brillava una assenza: quella di Maurizio Landini. Dissenso politico? Difficile. La prima mossa della solita guerra per la leadership? Possibile. Per capire dov’è la verità, comunque, non bisognerà attendere molto...