La Stampa 4.7.15
Muri, divieti e pattugliamenti
Budapest si scopre xenofoba
Nel 2015 sono entrati nel Paese più di 61 mila immigrati Il 46% favorevole alla linea dura del premier Orbán
di Dan Nolan
In Ungheria la xenofobia è sempre più di casa. Gli oltre 61.000 immigrati arrivati nel Paese solo nel 2015 hanno ulteriormente aumentato i sentimenti discriminatori degli ungheresi nei loro confronti. Tanto da far balenare l’idea al primo ministro Viktor Orbán di costruire un muro di recinzione al confine con la Serbia per limitarne le entrate. Un sondaggio dello scorso aprile ha mostrato che il 46% degli ungheresi si definisce contrario agli immigrati, una cifra tre volte superiore rispetto all’inizio degli Anni 90. L’escalation xenofoba è anche coincisa con una campagna apertamente anti-immigrazione del partito al potere Fidesz, in netto calo di consensi a causa degli scandali sulla corruzione e all’aumento dei tassi di povertà nel Paese.
Secondo alcuni critici locali una mossa populista per provare a recuperare consensi.
Fidesz, che dall’autunno scorso ha perso terreno rispetto al partito di estrema destra Jobbik, sta tappezzando l’Ungheria con cartelli il cui spirito xenofobo è stato denunciato dalle Nazioni Unite. Alcuni recitano così: «Non dovete prendere il lavoro agli ungheresi».
Cartelloni razzisti
Il partito ha anche inviato agli elettori un questionario di «consultazione nazionale» in cui la migrazione è stata equiparata al terrorismo. L’iniziativa del governo Orbán è stata duramente criticata dal partito liberale attualmente non rappresentato in Parlamento, che in soli tre giorni ha raccolto 26 milioni di fiorini ungheresi per finanziare una controcampagna di affissioni.
Alcuni esponenti del partito hanno imbrattato sette cartelloni anti-immigranti a Szeged, una cittadina dell’Ungheria meridionale diventata zona di transito per molti migranti illegali. «Quando abbiamo iniziato a pitturare, gli automobilisti di passaggio hanno suonato il clacson per dimostrarci il loro sostegno – ha affermato uno di loro – il governo sta ingannando gli elettori con l’impiego di denaro pubblico».
Secondo Róbert László del think-tank Political Capital di Budapest, l’alta percentuale di contrari alle politiche d’accoglienza sarebbe in parte una conseguenza della retorica governativa. «I risultati di un sondaggio Eurobarometro del 2014 indicavano che solo il 3% degli ungheresi riteneva l’immigrazione uno dei due problemi principali del paese» - ha dichiarato László.
Xenofobia anche sul Web
L’intento di Orbán di portare la questione migratoria al centro del dibattito nazionale sembra aver sconfinato anche nel mondo virtuale. «L’1 aprile sui social media si registravano in totale sette commenti degli ungheresi sul fenomeno - ha affermato Daniel Fazekas di Bakamo Social, un’azienda di social media intelligence -. Il numero si è moltiplicato arrivando a 422 lo scorso giovedì». Una spirale che si sta diffondendo in tutti i settori. Nei giorni scorsi, infatti, l’Azienda ferroviaria ungherese (Mav) ha vietato ai rifugiati, la maggioranza dei quali sogna di raggiungere Germania o Austria, di passare la notte alla stazione di Szeged in attesa dei treni del mattino, adducendo il «rischio di infezione».
Nella stessa cittadina un gruppo di tifosi ultra-nazionalisti ha pubblicato online l’immagine dei propri «pattugliamenti in corso» sul confine ungaro-serbo. Il post, che ha ricevuto più di 1.000 «Mi piace» su Facebook, precisava che le ronde non avevano avvistato alcun migrante, anche se «molte recinzioni erano state danneggiate».
Nell’Ungheria sempre più xenofoba, tuttavia, resistono casi di cittadini che alla faccia di Orbán e dei sondaggi continuano a portare cibo e acqua ai rifugiati, principalmente giovani famiglie di afghani e siriani.