giovedì 16 luglio 2015

La Stampa 16.7.15
Il manuale con tutte le repliche “anti-gufi”
Numeri, certezze, smentite
Il vademecum sulla scuola per i deputati del Pd
di I. Lom.


Se qualcuno domanda: «Quali sono i poteri del dirigente scolastico? Ha ragione chi dice che diventerà il padrone incontrastato della propria scuola?». Dovete rispondere «Assolutamente no. Le decisioni rimarranno collegiali ed il dirigente sarà valutato ogni tre anni sulla base di criteri stringenti da un nucleo di ispettori ministeriali. A questa valutazione sarà connessa la sua retribuzione di risultato». È proprio vero che la Buona Scuola ha ferito l’orgoglio mediatico di Matteo Renzi. C’è una mail che circola in queste ore tra deputati e senatori del Pd. Con un allegato, e un titolo con il solito hashtag: «#buonascuola Domande e Risposte». Sono 25 in tutto, confezionate dai delegati alla comunicazione e alla documentazione del Gruppo Pd, con una funzione: «Cercare di agevolare il vostro lavoro di contatto con le persone sul territorio e le vostre frequentazioni». Leggi: elettori e show televisivi. I parlamentari hanno così il loro bignami per affrontare cittadini arrabbiati e soprattutto rispondere ai tanti gufi che svolazzano nei talk tv.
Tra le domande considerate più frequenti, in cima c’è ovviamente quella sul nuovo preside, considerato da insegnanti e sindacati una sorta di padre-padrone. Favorirà il clientelismo? Il Pd consiglia di rispondere così: «Neanche per sogno. Al dirigente scolastico è affidato il compito di conferire incarichi ai docenti solo sulla base dell’offerta formativa». Se invece si passa alle scuole private e all’accusa di averle agevolate, il buon deputato del Pd che affronterà la mamma o l’insegnante della scuola pubblica un po’ incacchiata su questo, dovrà essere molto convincente. Basterà dire: «La Buona Scuola non stanzia soldi per le scuole private, e rilancia invece gli investimenti su quelle pubbliche». E ancora: «Abbiamo aumentato i controlli contro i diplomifici attraverso un piano straordinario di verifica dei requisisti delle scuole paritarie».
Di certo l’interlocutore non farà mancare un riferimento malizioso ai precari. Ma il quizzario del Pd anche su questo capitolo offre una soluzione. La domanda, insidiosa, potrebbe essere: «Perché non sono stati assunti tutti i precari? Possibile che l’unico criterio sia lo svuotamento delle Gae e non l’eliminazione del precariato?». Il deputato del Pd avrà pronti sorriso e risposta: «Le oltre 100 mila assunzioni previste dalla riforma vanno ben oltre il turn-over e profilano oltre 50 mila immissioni aggiuntive».
Numeri, numeri, numeri. Precisi nel contestualizzare, chirurgici nei richiami al testo della riforma e nessuna sbavatura troppo polemica. Così Renzi vuole i suoi uomini, già ampiamente indottrinati in un corso di comunicazione offerto ai gruppi parlamentari. Le ammaccature del Pd e del governo per le proteste sulla scuola si sono fatte sentire, in piazza e nella curva dei consensi, e il premier-segretario sa che i tantissimi insegnanti che sono anche elettori del Pd non dimenticano facilmente. E così dopo essere salito in cattedra in un video, con lavagna e gessetto, dopo il bombardamento di slide su Twitter, arriva anche il questionario precompilato. Gli esami di televisione dei deputati Pd non finiscono mai.