giovedì 16 luglio 2015

La Stampa 16.7.15
“Il debito greco è fuori controllo”
L’Fmi boccia il piano dell’Europa
Washington preme per tagliare l’indebitamento. L’Ue snobba Londra: avanti sugli aiuti
di T. Mas.


Nella lunga notte del vertice di domenica, pare che Angela Merkel non abbia perso il suo senso dell’umorismo, nonostante la devastante stanchezza per le maratone negoziali. Durante una delle riunioni ristrette con il premier greco Tsipras, il presidente francese Hollande e il presidente del Consiglio europeo Tusk, ad un certo punto Tsipras avrebbe chiesto di far entrare il responsabile delle Finanze Tsakalotos per un parere tecnico. La cancelliera avrebbe annuito e gli avrebbe detto: «Non c’è problema. Però facciamo entrare anche Schäuble». Gelo tra i presenti. Sorriso della Merkel: «Ma no, scherzo».
Sicuramente l’ultimo capitolo della saga greca ha fatto di nuovo perdere il sorriso alla cancelliera. Sono tre paginette appena, ma con il peso specifico del piombo fuso. Sono arrivate a Bruxelles lo scorso fine settimana da Washington. E rischiano di ipotecare il prossimo piano di salvataggio appena deciso dai creditori per la Grecia. Non tanto perché minacciano di far saltare una quota degli aiuti, quanto perché rappresentano un problema politico enorme per Merkel. Il Fmi ha fatto sapere ai partner europei che senza un «alleggerimento», il debito greco è insostenibile. Di conseguenza, il Fondo non potrà essere in grado di sborsare la propria quota del prossimo piano di aiuti, circa 16,4 miliardi di euro. E si sfilerà, dunque, dalla Troika.
«Il debito greco può solo essere reso disponibile attraverso misure di alleggerimento del debito che vanno al di là di quanto l’Europa è sembrata disponibile a concedere finora», si legge nel documento. Il debito schizzerà, nelle proiezioni del Fondo, al 200% nei prossimi anni e sarà al 170% nel 2022, data entro la quale secondo gli accordi tra i creditori e Atene dovrebbe scendere al 110%. Le conseguenze sono chiare: «Abbiamo detto esplicitamente che prima di andare al board (per chiedere un prestito, ndr) abbiamo bisogno di una soluzione concreta e completa per il problema del debito» ha detto una fonte alle agenzie.
La notizia rischia di avvelenare ulteriormente il clima in Germania. Venerdì è previsto al Bundestag il voto per il mandato ad avviare una trattativa con la Grecia per il nuovo piano di salvataggio da 86 miliardi di euro. Ma una fetta dei conservatori è in rivolta perché non vuole concedere nuovi aiuti ad Atene. Soprattutto, Merkel si è battuta all’Eurosummit dello scorso fine settimana per tenere dentro il Fondo; senza di esso Berlino non vuole partecipare a un nuovo salvataggio.
Michel Sapin, responsabile delle Finanze francese, ha cercato di sdrammatizzare, sostenendo ieri alla radio che «il Fondo dice le stesse cose che diciamo noi. Non intende dire che il debito va cancellato», bensì che «bisognerà rivederne il peso». Il comunicato finale del vertice di domenica sostiene tuttavia che una ristrutturazione è esclusa, che si rifletterà su una ridefinizione delle scadenze e degli interessi. Basterà per tenere il Fondo al tavolo? A giudicare dal documento del Fmi, no.
Anche la Commissione europea ha tentato ieri di placare gli animi, correggendo le stime di Washington, prevedendo un debito al 165% nel 2020 e al 150% nel 2022 e esprimendo la necessità che venga alleggerito, ma senza dare cifre precise. Soprattutto, Bruxelles ha risposto ieri a brutto muso al Regno Unito, che aveva fatto sapere di non voler sborsare un centesimo per il prestito ponte che dovrebbe consentire alla Grecia, una volta approvate le riforme, di rimborsare circa 7 miliardi di debiti entro lunedì prossimo, principalmente alla Bce e al Fmi. La richiesta al fondo europeo Efsm di anticipare quei soldi è partita ieri. Anche con il no già annunciato dei britannici e dei cechi, può passare con una maggioranza qualificata.