giovedì 16 luglio 2015

La Stampa 16.7.15
Il piano B di Varoufakis che ha portato alla fine dell’amicizia col premier
Senza l’accordo il sequestro della Banca centrale e il ritorno alla dracma
di Tonia Mastrobuoni


Il «piano B» della Grecia, nel caso di un naufragio delle trattative con l’Europa e il Fmi, era già pronto sin nei minimi dettagli. Non solo a Berlino, anche ad Atene. E prevedeva, tra l’altro, il sequestro delle riserve in euro della Banca centrale ellenica. Ieri «Kathimerini» ha confermato quanto anticipato da «La Stampa» due settimane fa e accennato anche dall’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, in una recente intervista a «New Statesman».
Alla vigilia dell’Eurosummit più drammatico della storia, una parte del governo stava lavorando alacremente ad un piano per mettere le mani sulla Banca centrale greca e rimediare decine di miliardi di liquidità in euro. Mercoledì scorso, racconta il quotidiano conservatore greco, la minoranza euroscettica di Syriza ha organizzato una riunione segreta durante la quale ha discusso il piano. Il capo dell’ala radicale del partito di Alexis Tsipras, Panagiotis Lafazanis, ha spiegato ai suoi che «il nostro piano è il passaggio ad una valuta nazionale. Lo avremmo potuto già fare da un pezzo, lo possiamo fare ancora. Basta che ci prendiamo i 22 miliardi di euro che sono nascosti nella Banca centrale per pagare le pensioni e gli stipendi». Naturalmente, il piano avrebbe richiesto la cacciata dell’attuale governatore, Yanis Stournaras, già poco popolare nel partito.
Dal canto suo, Varoufakis ha ricostruito alcuni dei passaggi più drammatici della recente trattativa per il salvataggio del suo Paese. E ha ammesso che si stava preparando a fare tre cose: «Emettere Iou (cioè dei “pagherò”) denominati in euro; fare un taglio dei bond greci acquistati dalla Bce nel 2012, per ridurre il debito greco; separare la Banca centrale greca dall’Eurosistema».
Consapevole che questi passi avrebbero potuto provocare una reazione dura, da parte dei partner dell’Eurozona, l’ex ministro ha detto candidamente che intendeva attuare quel piano come una «minaccia». La convinzione era che l’Eurogruppo non avrebbe potuto buttare fuori la Grecia, dal punto di vista legale. Nella notte del referendum, propose l’opzione al direttorio a sei di Syriza, ma la maggioranza di quattro si oppose. Lui accennò comunque, in un’intervista uscita dopo, l’idea di emettere degli Iou. Pare sia stato uno dei motivi per cui Tsipras gli ha chiesto di lasciare il suo incarico.
E’ evidente che i piani di Lafazanis vanno al di là di quelli di Varoufakis, perché prevedono tout court un ritorno alla dracma e un sequestro degli euro nascosti nei forzieri della Banca centrale per garantirsi sufficiente liquidità nei prossimi mesi per pagare pensioni e stipendi. Ma Lafazanis è da sempre convinto che un ritorno alla valuta nazionale non sarebbe così grave.
Tsipras, al contrario, si è giocato tutta la carriera sulla scommessa che la Grecia possa essere risanata con ricette diverse rispetto a quelle adottate finora, ma rigorosamente rimanendo nel perimetro della moneta unica.