venerdì 10 luglio 2015

La Stampa 10.7.15
Schaeuble irritato per l’ingerenza Usa
apre alla discussione sulle scadenze
Battuta per Washington: si prendano Atene, a noi Puerto Rico
di T. Mas.


Una battuta infelice, che rivela soprattutto la crescente insofferenza di Wolfgang Schaeuble per le ingerenze americane. Divenute sempre più frequenti, nelle ultime settimane, con l’acuirsi della crisi greca. Dopo che il Segretario al Tesoro americano Jack Lew ha parlato nei giorni scorsi della necessità che si ristrutturi il debito greco, il ministro delle Finanze tedesco ha raccontato ieri di avergli «proposto di prendersi la Grecia, e in cambio noi potremmo prenderci Puerto Rico». E, pur riconoscendo che il nuovo ministro delle Finanze greco, Euclid Tsakalotos, «è più convenzionale» del suo predecessore Varoufakis, Schaeuble è stato sarcastico anche parlando di lui: «Gli ho consigliato: ogni tanto perché non attuate una riforma. Just do it!». Se la Grecia facesse le riforme, ha chiosato il guardiano dei conti tedesco, «guadagnerebbe tantissima fiducia» nel resto dell’eurozona.
Che i toni di Schaeuble sulla Grecia siano ultimativi non è una notizia. Ma tra le righe delle sue considerazioni severe, il ministro ha lasciato ieri spazio a un’importante novità. Che riguarda una delle più controverse questioni dell’attuale negoziato con il governo Tsipras: il debito pubblico. Giorni fa, il premier ellenico era tornato a chiedere una ristrutturazione in televisione, ha rinnovato la richiesta due giorni fa nel discorso al Parlamento europeo, la richiesta di un intervento sul debito è menzionata anche nella lettera che Tsakalotos ha mandato al fondo salva-Stati Esm per chiedere un nuovo prestito triennale. «Senza un taglio, il debito greco non è sostenibile, penso che il Fmi abbia ragione», ha detto Schaeuble, con riferimento a uno dei punti che ha maggiormente spaccato i creditori, nelle ultime settimane. In un rapporto di fine giugno il Fondo ha detto che mentre nell’estate del 2014 era ancora sostenibile, il deterioramento della situazione avvenuta soprattutto dopo le elezioni di gennaio, lo ha reso insostenibile. Per la prima volta, il ministro tedesco ha dato ieri ragione al Fondo, precisando però che «l’Unione europea non consente un taglio del debito». Poi il ministro ha aggiunto che non è escluso che si possano «ridefinire le scadenze», anche se «i margini» di trattativa «sono molti stretti». Per la prima volta ha aperto a una forma di intervento sul debito, anche se con toni molto cauti. E’ una novità importante: nei giorni scorsi il suo portavoce l’aveva esclusa categoricamente.
Per escludere una ristrutturazione vera e propria, i tedeschi citano sempre i Trattati, che vietano nell’articolo 125 determinati salvataggi diretti. Una sentenza della Corte di giustizia europea («il caso Pringle») che bocciò il tentativo di un deputato irlandese di dichiarare illegali i salvataggi attraverso il fondo salva-Stati Esm, sentenziò che erano legittimi, ma ne fissò i limiti: i debiti vanno sempre ripagati. Tuttavia, a fine novembre del 2012 c’è già stata una ridefinizione delle scadenze e un abbassamento degli interessi sul debito ellenico. Nulla vieta che questa possibilità possa ripetersi, se ci fosse la volontà politica. Un dettaglio non da poco.