Il Sole 7.7.15
La nuova Europa. Se è solidale diventa più forte
di Alberto Quadrio Curzio
Da quando è iniziata la crisi (ed anche prima) Il Sole 24 Ore ha spesso adottato, a proposito della Eurozona e dell’euro, una linea «alla Ciampi». Perciò è molto confortante che ieri Carlo Azeglio Ciampi abbia rilasciato un’intervista a questo quotidiano confermando implicitamente la consonanza che emerge anche dall’editoriale di domenica del Sole 24 Ore dove si sottolinea l’urgenza di politiche europee di investimenti per la crescita.
Infine prima e dopo l’esito della vicenda greca sia il presidente del Consiglio Renzi che il ministro dell’Economia Padoan hanno ripetuto che le regole vanno rispettate ma anche interpretate e che la questione degli investimenti e della crescita è adesso prioritaria.
Da tre differenti punti di vista si arriva alla stessa conclusione che è ben diversa da quelle di chi vuole rinazionalizzare la Uem,ritornare alla lira,introdurre barriere protezionistiche,consolidare il debito pubblico. Ed altro ancora.
Tre tesi più due. Partiamo in sintesi da due delle tesi del Presidente Ciampi che egli colloca in una più ampia visione politica che lo spinge ad auspicare uno «sforzo costituente» dell'Europa nello spirito dei padri fondatori. La prima è l’irreversibilità dell'euro che è stato lo scudo protettivo,con la BCE, nella crisi. Tutto ciò – continua Ciampi - non basta e non si può gravare solo sulla BCE , unica istituzione federale della eurozona, la responsabilità di preservare l’unità della Uem adesso intaccata dagli egoismi nazionali, dagli euroscetticismi, dai populismi. La seconda tesi, conseguente alla prima, è l’urgenza di politiche economiche europee per gli investimenti, l'occupazione,la crescita. La sostenibilità dei bilanci pubblici è importante ma deve essere coniugata con riforme economiche ed istituzionali digli stati membri e con politiche di sviluppo nazionali ed europee. Roberto Napoletano nella sua analisi politica ed economica formula,tra le altre,due proposte precise. La prima riguarda la creazione di un Fondo europeo che raccolga la parte dei debiti pubblici nazionali eccedente il 60%(definito un parametro sbagliato) del PIL mettendo i Paesi in condizione di esprimere le loro «virtù» economiche rispettando vincoli ragionevoli di bilancio pubblico e di bilancia dei pagamenti
La seconda riguarda una «cura da cavallo di eurobond innovativi» e di project bond per investimenti di lungo termine e per infrastrutture materiali ed immateriali che favoriscano la convergenza delle economie reali nazionali. Muovendo da queste tesi che condividiamo approfondiamo due punti: la mutualizzazione di parte dei debiti pubblici della Uem; le politiche nazionali e della Uem per rilanciare gli investimenti. Sappiamo che i due temi sono osteggiati dalla Germania anche se noi speriamo sempre che questo grande Paese stia adesso facendo una analisi di costi e benefici della assenza di politiche della eurozona per stabilizzare i debiti pubblici e per la crescita.
La mutualizzazione del debito. Ci sono molte proposte al proposito e tra queste ne menzioniamo due. Quella molto autorevole del Consiglio degli esperti economici della Germania e quella, molto personale, elaborata da noi. Il Consiglio tedesco nel febbraio 2012 ha proposto (con i soliti caveat che non impegnano l’istituzione) un European Redemption Pact (ERP) come strategia di uscita dalla crisi dei debiti sovrani della eurozona mediante il conferimento in un Fondo a responsabilità solidale di tutta l’eccedenza dei debiti sopra il 60% e con l’impegno dei singoli stati di stati di scendere a quella soglia entro 20-25 anni.
La nostra proposta consiste nel trasformare lo ESM in un Fondo che compera alla emissione l’eccesso dei titoli di stato di ogni paese rispetto alla media del debito su pil della Eurozona dei quattro anni precedenti (nel caso che si partisse nel 2015 si tratterebbe dell’eccesso rispetto al 90% circa) emettendo sue obbligazioni. Le scadenze sia dei titoli sovrani che di quelli del nuovo Esm dovrebbero essere mediamente allungate e correlate tra loro. Poi con dei target quadriennali o quinquennali di riduzione del debito ogni stato, che pagherebbe interessi minori di quelli di mercato in quanto il nuovo Esm è solidale verso il mercato stesso, potrebbe gradualmente convergere verso un rapporto medio di debito su pil.
Su questa base sono possibili molte varianti che possono far evolvere il nuovo ESM verso un “tesoro federale”.
Più investimenti:bond e flessibilità. La vicenda degli eurobond per finanziare gli investimenti inizia con la proposta di Delors nel 1993 a arriva fino all'importante dibattito sugli stability bond tra Commissione e Parlamento europeo del 2013. Noi stessi abbiamo contribuito con proposte dal 2004 e una di queste (elaborata con Romano Prodi e pubblicata su qesto giornale) nel 2011 e 2012 ha avuto anche una certa risonanza. Ciò significa che l'analisi è stata fatta ma è la politica che manca. Per cercare di cogliere due occasioni che si presentano ora facciamo due ulteriori proposte.La prima è che la BCE ,che con il Qe può già comperare obbligazioni della Bei, aumenti questi acquisti (a fronte di maggiori emissioni che dovrebbero crescere anche per l'attivazione del Fondo per gli investimenti strategici) in modo da convogliare rapidamente molte più risorse al Piano Juncker e agli investimenti infrastrutturali progettati dalla Commissione da qui al 2030 ma carenti di finanziamenti. La seconda proposta è quella ben nota di applicare la “golden rule” che esclude dal calcolo del deficit sul pil, per il rispetto del fiscal compact, le spese finanziate dai singoli stati in partenariato con istituzioni europee, alle quali andrebbero aggiunte le banche di sviluppo nazionali ed investitori privati accreditati. Il tutto sotto il vigile controllo delle istituzioni europee.
Una conclusione. Sappiamo che le proposte precedenti dovrebbero entrare in un disegno organico ed essere compatibili con i Trattati europei. Queste non ci sembrano però difficoltà insormontabili sia perché le Istituzioni europee sono attrezzate per elaborare progetti organici sia perché quando c’è stata l’urgenza si è varato il Trattato internazionale per lo ESM poi reso compatibile con quelli europei con una modifica degli stessi. L'Eurozona è nata sulle cooperazioni rafforzate e può farne altre. Il vero problema è quindi di volontà politica ed è qui che si vedrà se l’Eurozona vorrà diventare più forte o più debole. Perchè ferma non può stare.