domenica 5 luglio 2015

Il Sole 5.7.15
Dietro Grexit, lo spettro della Repubblica di Weimar
Le lezioni della storia. Il ritorno alla dracma avrebbe conseguenze drammatiche che i tedeschi conoscono bene: inflazione senza controllo, instabilità del cambio, perdita di valore dei depositi bancari e forte disoccupazione
di Beda Romano


Bruxelles Vi sono foto degli anni 20 non dissimili da quelle che oggi appaiono nei giornali europei. Sono le immagini dei berlinesi in coda dinanzi agli uffici di collocamento e ai negozi di alimentazione, come gli ateniesi sono oggi in fila davanti ai bancomat e alle banche. Nei fatti il referendum di oggi è un voto sul futuro della Grecia nella zona euro. L’eventuale uscita del Paese dall’Unione monetaria sarebbe un salto nel buio, tanto le similitudini monetarie con la Germania di Weimar, e la sua scia di disoccupati, suicidi, scioperi e povertà, sono preoccupanti.
Lucas Papademos, ex premier greco ed ex vice presidente della Banca centrale europea, ha tratteggiato l’impatto disastroso di una uscita della Grecia dall’Unione monetaria: «Chi propone l’uscita dall’euro sostiene che una nuova valuta svalutata migliorerebbe la competitività del Paese rapidamente. In realtà le conseguenze sarebbero devastanti. Il ritorno della dracma provocherebbe elevata inflazione, instabilità del cambio, e una perdita di valore reale dei depositi bancari», contribuendo a un forte aumento della disoccupazione.
Nella storia europea c’è un caso straordinariamente simile. L’iperinflazione che colpì la Germania tra il 1922 e il 1923 fu provocata da molti fattori, due in particolare monetari: da un lato l’elevato debito del Paese, e dall’altro la scelta della Reichsbank di sganciare il marco dal gold standard. Due elementi che contraddistinguono anche la crisi greca. Come racconta Adam Fergusson nel suo When Money Dies, un resoconto drammaticamente preciso di quegli anni, l’elevatissimo debito tedesco era dovuto al conflitto appena terminato e alle riparazioni di guerra.
Nel tentativo disperato di rilanciare l’economia per ripagare i prestiti e versare le riparazioni decise dal Trattato di Versailles (132 miliardi di marchi oro), il governo stampò moneta. Tuttavia, a causa anche della scelta precedente di sganciare il marco dal gold standard, la valuta tedesca non avendo un riferimento nell’economia reale nasceva sempre più svalutata. Una circostanza, quest’ultima, non dissimile da una eventuale nuova dracma, che non sarà più agganciata alla valuta unica.
L’impatto della scelta tedesca fu travolgente. Il 10 giugno 1922 nacque il primo biglietto da 10mila marchi, che si rivelò subito inutile. L’inflazione mise radice. Come racconta l’ambasciatore inglese Lord D’Abermon nel suo diario, a Berlino nel settembre 1923 un francobollo costava tre milioni di marchi, un biglietto della metropolitana due miliardi di marchi, una libbra di pane 260 miliardi di marchi. Le foto delle mazzette di banconote usate come carta da parati o per accendere il fuoco sono banali. Più interessante è ricordare che si moltiplicarono le rapine e i furti.
Secondo Gilles MacDonogh, autore di Berlin, gli attacchi contro i trasporti viveri erano così frequenti che le carriole di pane o di mele erano protette dalla scorta della polizia. Gli impiegati delle poste rubavano i pacchetti. A Berlino, i disoccupati erano 360mila su una popolazione nel 1923 di quattro milioni. Aziende come AEG versavano parte dei salari in materia prima, il pane. I giornali dell’epoca raccontano che i berlinesi non esitavano a rapinare le fattorie in campagna, rubando le patate nei campi ma anche i maiali nei porcili. Solo in quell’anno 103 persone furono raccolte nelle vie della capitale, morte di fame.
La situazione si stabilizzò solo quando gli Stati Uniti accettarono di ristrutturare il debito accumulato dopo il conflitto per pagare le riparazioni di guerra e il governo adottò una nuova moneta, il Rentenmark. Da allora, naturalmente, molte cose sono cambiate. Tra le altre cose, le banche centrali hanno accumulato esperienza nel contrastare l’inflazione. Eppure, l’esperienza weimariana rimane pregnante, non solo perché portò al potere Adolf Hitler negli anni 30, ma perché contiene gli stessi semi che una eventuale uscita della Grecia dalla zona euro porterebbe con sé.