mercoledì 8 luglio 2015

Corriere 8.7.15
Papa Francesco sull’economia
«I beni sono destinati a tutti La proprietà diventi sociale»
di Gian Guido Vecchi


QUITO «Quello che siamo e abbiamo ci è stato donato per metterlo al servizio degli altri, il nostro compito consiste nel farlo fruttificare in opere buone. I beni sono destinati a tutti e per quanto uno ostenti la sua proprietà, pesa su di essi un’ipoteca sociale». Nella notte italiana Francesco parla ai rappresentanti della società civile nella chiesa di San Francesco, costruita dal 1536 «su elementi di cultura Inca e Caranqui».
Richiamando la «Laudato si’», ricorda nel testo scritto che la proprietà privata ha una funzione sociale: «Così si supera il concetto economico di giustizia, basato sul principio di compravendita, con il concetto di giustizia sociale, che difende il diritto fondamentale dell’individuo a una vita degna». Al mattino, indossando una capsula indigena, ha celebrato messa davanti a un milione e mezzo di fedeli, ascoltato la lettura di San Paolo in lingua kichwa. E ricordato che «il grido di indipendenza dell’America Ispanofona» nacque «dalla coscienza della mancanza di libertà, d’essere spremuti e saccheggiati» dai «potenti di turno».
Sullo sfondo, l’idea di una globalizzazione che - a differenza del «paradigma tecnocratico» - non annulli le differenze. È «l’immensa ricchezza del diverso» che «ci allontana dalla tentazione di proposte più simili a dittature, ideologie o settarismi». Rispettare i popoli: «L’unione che chiede Gesù non è uniformità ma armonia multiforme». L’evangelizzazione «può essere veicolo di sogni e utopie». E la fede «è sempre rivoluzionaria», dice: «Non possiamo continuare a girare le spalle ai nostri fratelli, alla nostra madre terra».