mercoledì 8 luglio 2015

Corriere 8.7.15
Gero Neugebauer
«Spd barboncino della Merkel Se la asseconda sarà la sua fine»
intervista di D.Ta.


BERLINO Non è che tutta la Germania sia a favore della Grexit. Anzi. Per esempio Gero Neugebauer, uno dei politologi più autorevoli della Germania sui problemi della socialdemocrazia, è di tutt’altra opinione. Dal punto di osservazione dell’Otto-Suhr-Institut für Politikwissenschaft della Freie Universität di Berlino, un centro di studi famoso per l’orientamento di sinistra, guarda con totale scetticismo all’azione di Angela Merkel e alla posizione che ha preso la Spd tedesca sulla crisi greca: soprattutto alla durezza nei confronti di Atene espressa dal leader del partito più vecchio del Paese, Sigmar Gabriel. In questa intervista dice che se i socialdemocratici tedeschi favorissero la Grexit «andrebbero incontro al disastro politico».
Come le è sembrato Gabriel quando, lunedì, ha tra l’altro detto che l’affermazione dei No al referendum è stata una vittoria di Pirro?
«È stato troppo duro. Non è quella la posizione che devono avere i socialdemocratici. Se vado indietro al 2010, quando la crisi greca è iniziata, il dibattito nella Spd ruotava attorno alla necessità di preparare un Piano Marshall per Atene. Accompagnato da riforme. Ma un piano di aiuti decisivi. Ora Gabriel parla ancora di riforme ma dimentica una parola che i socialdemocratici non possono mai dimenticare, solidarietà».
Come mai la svolta?
«La svolta è stata nel 2011, quando Steinmeier (Frank-Walter, oggi ministro degli Esteri del governo di Grande Coalizione, ndr ) disse che per tornare al governo occorreva guardare alla politica interna, al contribuente. Da allora, i socialdemocratici hanno smesso di andare ad Atene e soprattutto non hanno più discusso di Europa. Ora che nel Paese c’è un cambiamento d’umore nella popolazione verso la Grecia, non sanno cosa dire, alcuni sostengono che bisogna difendere l’euro, altri che i greci vanno lasciati uscire dalla moneta unica».
La dirigenza pare appiattita sulle posizioni di Merkel.
«Ed è pericoloso perché è una posizione perdente, sia per Merkel sia per Gabriel. È che nelle elezioni del 2013 la Spd non ha discusso di Europa e per fare poi un governo di Grosse Koalition sull’argomento non si sono differenziati dalla Cancelliera».
Crede che un leader socialdemocratico come l’ex cancelliere Gerhard Schröder avrebbe agito diversamente?
«Nel 2003, quando era al governo, ruppe le regole di bilancio europee, assieme alla Francia. Riteneva fosse giusto farlo. Immagino che in questa situazione avrebbe capito i greci».
Cosa dovrebbe fare Gabriel? Anche in vista delle elezioni del 2017.
«Non mettersi nella posizione perdente di Angela Merkel. Non può essere visto come il barboncino della Cancelliera. Deve essere più vicino alle posizioni di Hollande e pretendere che sia Merkel a spostarsi».
E sulla Grecia e l’Europa?
«La maggior parte dei politici tedeschi deve ancora sviluppare un pensiero europeo. Vale anche per la Spd. L’unico socialdemocratico che prova ad averlo è Martin Schulz (il presidente del Parlamento di Strasburgo, ndr ): ma ogni tanto parla da europeo, ogni tanto da tedesco. Serve una discussione non solo sul mercato unico e sull’euro ma anche sulle istituzioni e sull’idea di avere nel giro di un paio di legislature un vero governo europeo».
La crisi greca sarebbe, forse, un’opportunità per la Spd.
«Potrebbe essere il catalizzatore di una politica che la rilancia. Ma se apparisse che favorisce la Grexit la Spd andrebbe incontro al disastro politico».
È un problema della sola socialdemocrazia tedesca?
«Negli ultimi tre o quattro anni ha visto un solo congresso di partito socialdemocratico europeo produrre un’idea originale sull’Europa? Io ho visto solo logiche nazionaliste».