domenica 5 luglio 2015

Corriere 5.7.15
Nemmeno Ettore credeva nei sondaggi
di Apostolos Doxiadis


Ho passato la maggior parte di ieri — l’ultimo giorno di una campagna assurdamente breve per un referendum in stile Repubblica delle banane, che il nostro governo di sinistra e di estrema destra, con l’appoggio dei neonazisti, ci ha voluto imporre — a discutere con tanta gente che si è detta estremamente angosciata per i risultati. Grazie ai miei studi di matematica, mi sono fatto una reputazione, del tutto immeritata, come esperto di previsioni e sondaggi. Di conseguenza, sono stato bersagliato da un’infinità di chiamate di persone — alcune delle quali non sentivo più dalle precedenti elezioni — che mi domandavano: «Che cosa dice la gente? Vincerà il Sì?».
Io mi limito a dare più o meno la stessa risposta, che forse dovrei registrare, per evitare il fastidio di ripeterla qualche altro centinaio di volte fino a domani sera: in poche parole, innanzitutto, fino a questo momento si direbbe una corsa sul filo del rasoio; secondo, i risultati dei referendum sono notoriamente difficili da pronosticare. L’arte del sondaggista, spiego, è saper trasformare un campione di un migliaio di persone prese a caso un dato giorno in un’istantanea rappresentativa dell’intero Paese. Il principale fattore nell’elaborare questa trasformazione, tramite gli strumenti della statistica, si basa sul precedente comportamento elettorale di ciascun elettore campione. In un’elezione, i dati per questo gioco di prestigio si evincono chiedendo a ciascun elettore non solo quello che voterà questa domenica, ma anche quello che ha votato nelle precedenti elezioni. Poi si applicano le formule e si svolgono i calcoli per arrivare al risultato. Però in questo caso particolare la domanda non funziona: l’ultimo referendum greco si tenne 41 anni fa, e la domanda era del tutto diversa. Pertanto, concludo, caro amico in ansia, il sondaggista si ritrova svantaggiato e qualunque previsione che io stesso, o chiunque altro, possa avanzare sarà di scarso valore.
Forse sarebbe meglio citare Omero, chissà. Prima di una nuova giornata di combattimenti, i troiani osservavano il volo degli uccelli, cercando di trarne auspici sulle sorti della battaglia. L’esempio è calzante: le previsioni dei sondaggi sono i nostri attuali auspici. Il valoroso Ettore si fa avanti e si rivolge ai suoi soldati: «Mi dite di aver fiducia negli auspici che leggiamo nel volo degli uccelli dalle grandi ali, ma io non me ne curo affatto, né presto attenzione alla direzione in cui vola l’uccello, se a destra, verso il sole che spunta dall’Alba, o a occidente, verso il calar della notte. Affidiamoci piuttosto alla saggezza del grande Zeus, che regna sui mortali e sugli immortali. C’è un solo segno, che è chiarissimo sopra ogni altro: combattere in difesa della patria».
(Traduzione di Rita Baldassarre)