Corriere 4.7.15
«Agevolò i clan». Accuse all’ex senatore pd
Diana, già membro dell’Antimafia, nell’inchiesta sui legami tra Cpl Concordia e casalesi. «È Scherzi a parte»
di F. B.
NAPOLI L’ex senatore pd ed ex componente della commissione parlamentare antimafia Lorenzo Diana è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta sui rapporti tra la cooperativa modenese Cpl Concordia, vincitrice dell’appalto per la metanizzazione in provincia di Caserta, e i clan della camorra casalese.
Secondo l’accusa Diana avrebbe sfruttato il suo ruolo di parlamentare per facilitare l’attività della Cpl nel Casertano. Sarebbe, cioè, intervenuto sulla prefettura di Caserta allo scopo di ottenere in quattro Comuni sciolti per infiltrazioni, e quindi commissariati, le delibere necessarie alla Cpl per accedere ai finanziamenti pubblici. E avrebbe agito sapendo dell’esistenza di un accordo tra la cooperativa e la camorra che prevedeva l’affidamento dei subappalti alle imprese indicate dai clan.
Diana, da sempre ritenuto in prima fila nella lotta contro la criminalità organizzata (ha vissuto sotto scorta, Roberto Saviano ne parla nel romanzo Gomorra e nel 2008 gli è stato anche assegnato il Premio Borsellino) respinge le accuse e dice: «Mi sembra di essere tra un sogno e Scherzi a parte ». Eppure contro di lui ci sono le deposizioni di molti pentiti, a cominciare da quelle di Antonio Iovine, uno dei capi storici della camorra casalese. È lui a sostenere che l’operazione Cpl fu gestita da Antonio Piccolo, esponente della fazione casalese che faceva capo a Michele Zagaria, che aveva il compito di indicare in ogni Comune le imprese che avrebbero dovuto ricevere il subappalto dalla cooperativa modenese. Ovunque tranne che a San Cipriano d’Aversa, il paese di Lorenzo Diana, dove il sindaco Angelo Reccia, vicinissimo a Diana e anche lui indagato, avrebbe ottenuto di indicare l’impresa subappaltante. Ma in questa diversità dagli altri paesi del Casertano, la magistratura non rileva una opposizione di Diana e Reccia alle imposizioni della camorra, quanto piuttosto una volontà di entrambi di gestire l’affare per interessi politici ed elettorali, garantendo comunque a Piccolo che l’imprenditore indicato sarebbe stato gradito anche ai casalesi. Lo conferma Iovine durante un interrogatorio di un anno fa: «Una situazione particolare si verificò per San Cipriano d’Aversa. Noi del clan sapevamo che in quella zona aveva un peso politico l’onorevole Lorenzo Diana e noi per evitare problemi “con la legge”, preferimmo non intervenire direttamente. Ebbene, la ditta che fece i lavori era comunque una ditta nostra e cioè quella dell’imprenditore Pietro Pirozzi». In una successiva deposizione il pentito aggiunge che comunque «io personalmente e lo Zagaria trovammo un’intesa con il Reccia e con il senatore Diana. Pirozzi riconobbe a me e a Zagaria una quota, mi pare, pari a 400.000 euro».
Nell’ambito delle indagini su Lorenzo Diana la Dda di Napoli, coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, ha individuato anche altri vantaggi che l’ex senatore avrebbe ottenuto dall’interessamento nella vicenda della Concordia, come un incarico non ben definito, ma regolarmente retribuito, per suo figlio presso la coop modenese. Inoltre durante le investigazioni condotte dai carabinieri del Noe di Caserta, è emersa anche un’altra vicenda che vede coinvolto Lorenzo Diana: avrebbe ottenuto, tramite il sostituto procuratore della Federcalcio Manolo Iengo, false attestazioni a nome di suo figlio Daniele per consentirgli di raccogliere i titoli necessari per l’iscrizione a un master della Fifa. In cambio avrebbe affidato a Iengo incarichi stragiudiziali al Caan, il Centro Agroalimentare di Napoli, controllato dal Comune, di cui è presidente. Per questa vicenda nei confronti di Diana il gip ha emesso un divieto di dimora in Campania. Il sindaco de Magistris ne ha invece annunciato la sospensione.