venerdì 3 luglio 2015

Corriere 3.7.15
Il prelievo (massimo) della sopportazione
di Apostolos K. Doxiadis


M entre tornavo a casa in macchina, ieri sera tardi, ho visto code di dieci-venti persone davanti a ogni banca lungo la strada, in attesa di prelevare i 60 euro giornalieri consentiti dagli sportelli dei bancomat. C’era qualcosa di misterioso in quella scena: gente in coda davanti a edifici bui, lungo strade normalmente deserte a quell’ora. Un giornalista mi ha detto stamattina che il governo è sulle spine, per timore che le banche finiranno la liquidità ancor prima di domenica, il giorno del referendum. (Dopo quella data, immagino che non gliene importerà più niente). «Stanno pensando di fissare la soglia massima dei prelievi a 20 euro, anziché 60 — mi ha spiegato —. Ma sarà difficile. La gente è pronta a ribellarsi». Sono rimasto sorpreso da questa notizia. «Allora, appena tre giorni prima dell’introduzione del controllo dei capitali, pensi che la gente abbia già accettato questo stato di cose come la nuova normalità? Voglio dire, 60 euro al giorno vanno bene, ma 20 no?». L’amico giornalista mi ha risposto che la gente si adatta in fretta alle ristrettezze. Sono d’accordo, ma così in fretta? A mio avviso i greci sono ancora sotto shock per la drammatica svolta degli eventi, dovuta all’incapacità (o riluttanza?) del governo di arrivare a un accordo con i nostri creditori.
La stragrande maggioranza dei greci sta ancora attraversando la prima fase dell’elaborazione del lutto: quella del diniego. In questi ultimi giorni i greci hanno reagito ai cambiamenti quasi si trattasse di un inconveniente minore, quasi che la vita debba tornare inevitabilmente, e da un momento all’altro, a com’era prima. Sulla scorta dell’esperienza in campo internazionale, sappiamo benissimo che non sarà così. L’avvenimento principale di oggi è stata la dichiarazione per il sì e per l’Europa emessa dall’ex primo ministro, Kostas Karamanlis. Karamanlis cadde in disgrazia e fu costretto a dimettersi dopo aver perso le elezioni del 2009, e da allora si è tenuto lontano dalla scena pubblica. Di conseguenza, oggi è parso a molti come un personaggio incantato, riemerso da un passato lontano, quando le cose andavano bene. E questo non soltanto per i suoi sostenitori del centrodestra. Sono rimasto sorpreso nel vedere che anche gli elettori del centro e del centrosinistra, ovvero dei partiti liberali e socialisti, sono rimasti colpiti positivamente. Ma secondo me la figura più pietosa oggi, in confronto alla riapparizione di Karamanlis, l’hanno fatta proprio i leader dei partiti politici — tutti, dal primo all’ultimo.
È uno dei motivi per cui non potrei mai entrare in politica: quando penso alla cosa pubblica, sono assolutamente incapace di mettere al primo posto il mio tornaconto personale.
(traduzione di Rita Baldassarre)