venerdì 3 luglio 2015

Corriere 3.7.15
«Negoziati solo a porte chiuse
L’Europa ha un problema di democrazia e trasparenza»
L’eurodeputata Goulard: se si continua così, l’euro sarà un disastro
intervista di Luigi Offeddu


BRUXELLES «Sulla questione Grecia, oggi c’è in Europa un grave problema di trasparenza. I negoziati si sono svolti sempre a porte chiuse, e non è possibile lasciare solo i ministri finanziari a decidere cose così importanti. Quando poi il Consiglio europeo si arroga tanto potere e prende decisioni così importanti senza coinvolgere i cittadini con i loro rappresentanti, è un disastro».
Sylvie Goulard, eurodeputata francese dell’Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa (ALDE), è membro della Commissione affari economici dell’Europarlamento, e fra gli altri suoi libri ha scritto anche «La democrazia in Europa», insieme con Mario Monti. In due parole, ha più di un titolo per definirsi oggi «molto preoccupata».
Perché?
«Perché l’ho detto: siamo seri, se non cambiamo rotta ciò che sta avvenendo è un vero disastro. L’euro richiede una certa convergenza economica e sociale, ma ciò esige un dibattito democratico al livello europeo. Dovevamo e dobbiamo chiederci come convincere i popoli, soprattutto davanti a una proposta difficile come l’austerità. Dovevamo chiederci come accompagnare i greci a capirne le ragioni, senza mai dar loro l’impressione che le decisioni della Troika cadessero dal cielo».
E invece?
«E invece, per esempio, nell’Europarlamento abbiamo chiesto tante volte che la Troika si sottoponesse a delle audizioni pubbliche, ma abbiamo trovato molta resistenza. E quella Troika non era necessaria, non aveva una base legale».
Perché?
«La Commissione europea poteva giocare il ruolo principale con l’assistenza tecnica del Fondo monetario internazionale e della Banca centrale europea. Il collegio è sotto il controllo permanente dell’Europarlamento, in un dibattito continuo, aperto e democratico. Cioè in un processo che ha tre fasi: un dibattito pubblico, una decisione, un controllo successivo sulle decisioni prese. E anche un controllo su chi controlla i Paesi sotto programma».
Tutto questo non è mai avvenuto per la crisi greca?
«Purtroppo, no. Mai è stato previsto dai Trattati Ue che al Consiglio europeo o all’Eurogruppo, ai leader dei governi e ai loro ministri finanziari, venisse attribuito tanto potere. Alla fine si tratta solo fra Stati, si mettono i popoli uno contro l’altro, si trascura il rispetto reciproco. In una parola, si perde il principio dell’interesse comunitario. È una situazione gravissima, e vorrei dire un’altra cosa.. ».
Prego.
«Non è per questo che abbiamo fatto l’Europa».
Dunque l’idea del referendum in Grecia può essere stata una reazione, e un ultimo appello, proprio contro questo stato di cose?
«L’idea del referendum in sé non sarebbe da respingere, se Tsipras avesse chiesto la ratificazione di un accordo. Ma il destino dell’euro riguarda tutta la Ue. Se non torneremo al principio dell’interesse comune e a una democrazia “cross-border”, trasversale alle frontiere e con tutte le parti coinvolte, il risultato sarà quello che già vediamo: la frammentazione dell’Europa».