mercoledì 15 luglio 2015

Corriere 15.7.15
No dei Beni culturali
Il Consiglio boccia il silenzio-assenso


è sempre forte la «preoccupazione» e la «decisa contrarietà» del Consiglio dei beni culturali e del suo presidente Giuliano Volpe, riguardo alla norma del silenzio-assenso contenuta nel ddl Madia di riforma della Pubblica amministra-zione in discussione alla Camera. Con una mozione approvata ieri all’unanimi-tà, il Consiglio superiore, che è un organo consultivo del ministero ma che ha un peso non trascurabile, l’ha bocciata. Lo stesso ministro Franceschini più volte nelle scorse settimane ne ha invocato la cancellazione. Il silenzio-assenso, dice di fatto il ministero, «rischia di compromettere profondamente le procedure di tutela e quindi la missione stessa del Mibact». Se, per ipotesi, un sovrintendente non dà risposte a un’ammi-nistrazione che attende un parere per procedere con una concessione in un’area che andrebbe tutelata, l’amministrazione può dare il via libera e permettere quindi la cementificazione di un territorio o la trasformazione di un bene monumentale. Il tentativo di semplificare la buro-crazia con la norma del silenzio-assenso tra le amministrazioni, sottolinea Volpe, potrebbe avere effetti devastanti in ambiti così delicati. «Il silenzio-assenso — si legge nella mozione — è uno strumento rozzo e pericoloso, rappresenta una risposta sbagliata ad una esigenza giusta e risulta inefficace per contrastare pratiche corruttive». Secondo il Consiglio, l’Italia deve dare risposte alle giuste esigenze di tempi rapidi nelle procedure amministrative, con «l’adozione di moderni sistemi informativi, la diffusione dell’accesso libero ai dati e, soprattutto, maggiori investimenti per dotare le soprintendenze e gli uffici di personale tecnico-scientifico e di mezzi adeguati». Intanto il governo tende una mano e allunga i tempi del silenzio-assenso: verrà esteso a novanta giorni (dagli iniziali sessanta) il termine per far scattare il meccanismo del silenzio assenso nelle questioni che coinvolgono amministra-zioni pubbliche in materia di ambiente e beni culturali. Il Mibact torna comunque a chiedere un ripensamento, e di «rendere obbligatoria» la rapida adozione da parte di tutte le Regioni dei Piani paesaggistici territoriali.