lunedì 8 giugno 2015

Repubblica 8.6.15
Riforme e regole interne braccio di ferro nel Pd la minoranza sfida Renzi
Stasera la prima direzione dopo il voto alle regionali Martina: “Pensiamo al governo, non al congresso”
di Tommaso Ciriaco


ROMA Dopo la sconfitta in Liguria, nel Pd è il momento della resa dei conti. Questa sera si ritroveranno di fronte maggioranza e minoranza interna, nel corso di una direzione convocata da Matteo Renzi subito dopo elezioni regionali che hanno lasciato l’amaro in bocca. Sul tavolo non mancano i dossier caldi: dalla riforma della scuola a quella costituzionale fino al reddito di cittadinanza. E siccome gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da un furioso duello tra correnti, anche il nodo delle regole interne e l’eventuale nuovo organigramma da varare finiranno per accendere il dibattito.
Alla vigilia è soprattutto la minoranza a farsi sentire. Con toni e sfumature, però, che mostrano una divaricazione anche nella sinistra dem. «La direzione del Pd non deve diventare una resa dei conti - avverte ad esempio Cesare Damiano - Il governo si confronti con il Parlamento e con le parti sociali, abbandonando la pretesa di asfaltare chiunque non sia d’accordo».
Damiano apprezza alcune «aperture» sulla scuola, ma reclama ritocchi anche su pensioni ed esodati. Modifiche sono necessarie pure sulla riforma costituzionale, rilancia il senatore Vannino Chiti. «È auspicabile che Renzi voglia tenere nelle sue mani il confronto, altrimenti il dialogo muore prima di cominciare».
Dopo lo strappo sull’Italicum, però, l’ala dialogante di Area riformista continua a lanciare segnali. E a smarcarsi dalla componente più battagliera della sinistra dem: «Qualcuno nella minoranza Pd, di cui io stesso faccio parte - rileva ad esempio il ministro Maurizio Martina - pensa già ora al congresso. Mi pare un grave errore. Così si invertono le priorità e si sbaglia la rotta, perché prima di tutto c'è la responsabilità di governo».