lunedì 8 giugno 2015

Repubblica 8.6.15
Roberto Speranza
“Matteo inverta la rotta priorità al partito unito solo così arriva al 2018”
Per l’ex capogruppo alle regionali “un pezzo del nostro elettorato ci ha mandato un segnale e va riconquistato”. “Reddito di cittadinanza? Quello ce l’ha solo l’Alaska che è ricchissima. Ma io chiedo il reddito minimo anti-povertà”
intervista di G. D. M.


ROMA Renzi può arrivare al 2018 («e io spero che ci arrivi, per il bene dell’Italia») , solo se fa il contrario di quello che ha fatto negli ultimi mesi. Roberto Speranza, alla vigilia della direzione, chiede al premier-segretario un deciso cambio di rotta. Come? Cancellando l’idea del partito della Nazione, cambiando su scuola e riforme, andando dritto sui diritti civili, introducendo un provvedimento per la lotta alla povertà. E’ una lista di richieste che servono al Paese e tengono anche unito il Partito democratico, dice il leader della minoranza. «Compito che spetta innanzitutto a Renzi».
Quale condizione è in cima all’elenco della sinistra interna?
«La priorità politica è costruire un Pd che sia e resti il grande soggetto del centrosinistra. Quindi, va scongiurata definitivamente l’ipotesi del partito della Nazione in cui scompaiono i confini tra destra e sinistra. Non è la vocazione originaria del Pd diventare una forza indistinta, con dentro tutto e il contrario di tutto. Parliamo del nostro profilo e della nostra identità che vanno confermati attraverso una serie di passaggi».
Il partito della Nazione è morto alle regionali?
«Quelle elezioni segnalano che il centrodestra esiste. Dove corre unito è anche competitivo. Lo dimostrano i casi non solo del Veneto ma anche della Liguria e dell’Umbria. La proposta ha una sua tenuta. Poi c’è l’ondata dei grillini. E’ molto significativo che nelle regionali della volta precedente il risultato del M5s era stato marginale mentre stavolta non è così. Infine, un pezzo del nostro elettorato ha voluto mandare un segnale al Pd negandoci il consenso delle Europee. Come riconquistare questi elettori è il primo punto dell’agenda secondo me. A partire dalla scuola su cui si è consumata una frattura con il nostro mondo».
Sulla scuola si parla di cambiamenti ma anche di nuove sostituzioni di ribelli in commissione. Ci crede?
«Renzi si rende conto che la frattura tra il Pd e un pezzo molto largo del nostro elettorato è stato un errore grave. Sono fiducioso, nelle prossime ore vedremo dei cambiamenti. Ma poi resta il tema di fondo di come si ricostruisce il centrosinistra guardando all’inquietudine profonda del popolo dem che abbiamo pagato in termini elettorali ».
Il premier dovrebbe rinunciare al doppio incarico?
«Renzi ha vinto il congresso, le primarie ed è il segretario ri- conosciuto da tutti. Valuti lui quale è la modalità migliore per guidare il partito. Non mi interessano gli organigrammi altrimenti non avrei lasciato la poltrona più importante che aveva la minoranza».
Il governo arriverà al 2018?
«Spero di sì, per l’Italia. Il Pd ha i numeri in Parlamento per governare ma è chiaro che quel traguardo si raggiunge se si ricostruisce una unità vera del partito. Lo può fare solo Renzi cambiando alcuni atteggiamenti che non hanno funzionato. Solo così arriviamo fino in fondo. Negli ultimi mesi con le vicende dei licenziamenti collettivi, della legge elettorale e della scuola questo non è accaduto ».
Ma il premier rivendica il merito di avervi messo all’angolo sull’Italicum e sul Jobs Act.
«Ha sbagliato e lo abbiamo pagato sul piano elettorale. Questa rotta va assolutamente invertita. Io dico: lavoriamo tutti insieme per arrivare al 2018 anche perché fuori dal Pd la fotografia è Salvini-Berlusconi-Grillo ed è davvero inquietante. Ma si può andare avanti soltanto a condizione che ci sia una nuova capacità di unire il Pd a differenza di quello che è avvenuto negli ultimi mesi. Per esempio, vorrei un segretario che gioisce nel mettere all’angolo la destra enon la sinistra».
Ma è vero che il Pd è l’unica sinistra vincente in Europa.
«I 5 presidenti eletti sono importanti per tutti noi. Ma se pensiamo che abbiamo vinto punto e basta e che non ci siano problemi creiamo le condizioni per perdere altro consenso. E una sinistra che non è in grado di concepire una nuova idea dell’Europa politica e che non si batte per altre regole sull’unione economica per superare l’austerità sarà condannata alla marginalità dappertutto».
Lei ha proposto il reddito di cittadinanza, Renzi le ha risposto picche.
«Il reddito di cittadinanza esiste solo in Alaska».
Ha cambiato idea?
«Non è una battuta, è la verità. L’Alaska se lo può permettere perché ha giacimenti di materie prime molto ricchi e ha bisogno di aumentare la popolazione. Il tema che pongo io è invece una misura universale di contrasto alla povertà, il reddito minimo, che esiste in tutti i paesi d’Europa tranne Italia e Grecia. Non credo che Renzi pensi che anche questo sia assistenzialismo. Se lo fa sbaglia. I paesi del Nordeuropa e la Germania non sono assistenzialisti».