Repubblica 26.6.15
L’alt di Cuperlo “Il Pd si sgretola anche su Roma Renzi sbaglia”
intervista di Giovanna Casadio
ROMA. . «Mi auguro non venga rimessa alla Camera la fiducia sulla scuola. Sono stanco di pistole alla tempia…». Gianni Cuperlo, leader della sinistra dem, deputato incita alla riscossa il partito, a cominciare dal “caso Roma”: «Renzi apra gli occhi, il Pd sta perdendo voti e pezzi, e su Roma basta ambiguità, parli una lingua sola ».
Cuperlo, il Pd si sta sgretolando?
«Perdiamo voti e pezzi. Chiunque lavori per il successo del Pd deve aprire gli occhi. Le urne hanno detto che le scelte di questi mesi hanno spinto altrove alcuni milioni di elettori. Rovesciarne la colpa sulle divisioni o sui candidati è un alibi e una fuga, serve cambiare rotta».
Domani a Roma, nasce una nuova corrente dem con Speranza?
«L’allarme è suonato anche per noi. L’incontro di sabato è positivo. Ma non basterà. Voglio che alziamo lo sguardo. Dobbiamo unire e federare un campo largo, della sinistra dentro e fuori il Pd, per dire su quali principi e contenuti fondare un progetto alternativo» Però Fassina ha gettato la spugna per creare un nuovo partito di sinistra. Lei si muove nella stessa direzione, pensa cioè di lasciare il Pd di Renzi per raggiungere Civati e Cofferati?
«Stiamo parlando di una figura autorevole del Pd. La politica è anche passione e sentimenti. Io mi batto perché il Pd sia il luogo dove una sinistra capace di rompere col suo passato trovi ragioni e spazio. Resto nel Pd che abbiamo immaginato e che ancora non c’è. Vedo anch’io la deriva plebiscitaria. Cosa vuol dire affidare la scelta del tuo segretario a
tout le monde ? Spero che la ragione torni a prevalere. Facciamo primarie aperte per scegliere il premier e restituiamo la scelta del capo del partito agli iscritti. Ma è l’identità della sinistra, la nostra lettura del mondo e della società, la nostra cultura di governo che vanno riscritti ».
Fiducia sulla scuola. Lei la voterebbe se venisse messa alla Camera?
«Sulla scuola l’errore è fare una riforma contro il mondo della scuola. Avevo capito dal premier che si voleva una giornata di ascolto per tenere conto delle critiche. Che fine ha fatto? Non voglio far cadere il governo ma sono stanco di pistole alla tempia. Si potevano assumere più dei centomila precari con un decreto e scrivere una riforma migliore».
Qual è la posta in gioco nel Pd ora?
«La posta è uscire dalla crisi. Creare lavoro, ridistribuire ricchezza. Tornare a vedere il Mezzogiorno. Cambiare l’Europa nei diritti e nella sicurezza. Solo così vinceremo l’anno prossimo nelle grandi città».
L’Italicum va cambiato?
«Ci metterei la firma, anche perché il partito della Nazione è stato bocciato dagli elettori».
La vicenda Roma è un banco di prova per il Pd?
«Certo. Quella cupola affaristico - mafiosa è un problema anche nostro e tocca a noi mostrare che possiamo guidare una riscossa morale della città. Non basta ringraziare la procura, bisogna rifondare il partito».
Secondo lei il sindaco Marino deve lasciare?
«Il sindaco ha dimostrato di essere argine alla mafia. Ma il Pd deve parlare una lingua sola. Non può essere che Marino si batte e Renzi gli comunica via stampa che non può stare tranquillo. Così ci si fa tutti del male».