La Stampa 26.6.15
Civati: la sinistra Possibile vale almeno il 10% dei voti
“Con noi, assieme a Fassina e Cofferati, anche tanti giovani. Non rottamiamo le persone, ma le idee del Novecento”
intervista di Francesca Schianchi
Un appuntamento con gli altri big fuoriusciti dal Pd, Fassina e Cofferati, il 4 luglio. E un altro, organizzato dalla sua associazione, «Possibile», il 17-19 luglio a Firenze, condiviso da altri movimenti: «Un’occasione per essere tutti insieme e cominciare a costruire un solo soggetto politico», spiega l’ex dem Pippo Civati.
In che tempi?
«Rispetteremo tempi e modi di tutti: fino a ieri l’altro Fassina ancora stava nel Pd, e non so se la fiducia sulla scuola porterà a un’altra diaspora in Senato… L’importante è che protagonisti siano gli elettori e non i ceti politici».
Un buon proposito già sentito altre volte.
«Vogliamo dare vita a un programma di governo che nasca dalla mobilitazione delle persone, dalla discussione più ampia possibile, non un soggetto che sia una sommatoria di sigle».
L’ennesima sinistra del secolo scorso?
«Ma no, c’è bisogno di ragionare - in termini nuovi e senza nostalgia - di politica, di sviluppo, di ricerca. Dobbiamo proporre cose che non esistono ancora, mettere in campo ricette economico-sociali che sappiano includere. Il fatto è che la parola innovazione è la più fraintesa del dizionario italiano».
Cosa intende dire?
«C’è chi ha pensato che la sinistra dovesse essere destra per essere innovativa. Il motivo per cui molti si sono allontanati dal Pd è che ha proposto soluzioni che avevamo già scartato perché erano quelle di Berlusconi».
Facile dire soluzioni nuove, difficile realizzarle: una sinistra moderna cosa fa per prima cosa?
«Io metterei in campo una forma di reddito minimo sull’esempio del Trentino, togliendo gli 80 euro a chi sta bene, come la moglie del parlamentare che può farne a meno».
E sullo spinoso tema dell’immigrazione, cosa farebbe?
«Sulla questione dei campi rom, insieme ai Radicali di Roma, ho proposto di spendere i 24 milioni l’anno che già vengono spesi per individuare percorsi di inclusione e legalità. Non dobbiamo negarci i problemi: Salvini ne parla in modo strumentale e inaccettabile, noi dobbiamo affrontarli con proposte serie e misurate».
Fassina sembra voler tornare alla sinistra di prima del Lingotto: lei non è d’accordo, o sbaglio?
«Ognuno porta il proprio bagaglio e il proprio punto di partenza. Ma il problema non è cosa abbiamo fatto prima, ma cosa faremo da oggi in poi».
E sull’idea – sempre di Fassina - che la vera sinistra la interpreta papa Francesco, concorda?
«La vera sinistra è laica. Solo quando ha scelto la laicità come elemento fondamentale, allora può citare l’enciclica del Papa».
Anche lei vuole rottamare una vecchia idea di sinistra?
«Non ho mai amato il termine rottamazione, ma il concetto è che dobbiamo fare un ragionamento libero, non tanto dalle persone, ma dagli schemi del passato».
Infatti vuole includere anche chi, come Cofferati, non è un volto nuovo della sinistra…
«Domenica alla riunione di Possibile c’erano duemila persone, di età media più bassa della mia: e allora certo che ci può stare anche chi è più anziano ed esperto. La questione è generazionale in termini politici, su come si rappresenta il mondo di oggi. Perché lo si vede anche sulle unioni civili: noi continuiamo a fare quel che altri hanno fatto dieci anni fa».
Non siete un po’ troppi leader per questo soggetto politico?
«E’ un problema che non mi sto ponendo: il leader lo farà chi meglio saprà interpretare la sfida che abbiamo davanti».
Che spazio avete secondo lei?
«Secondo me, il potenziale è del 10%. Dopodiché, certo, bisogna saperlo rappresentare».
Non un’impresa velleitaria come qualcuno insinua, allora…
«Velleitario è chi ha sbaraccato il centrosinistra, non chi cerca di gestire le conseguenze. E poi sa cosa le dico?».
Cosa?
«Anche di Grillo si disse che era velleitario. Si disse “vada alle elezioni e vedremo come andrà”. Visto come è andata, speriamo lo dicano anche a noi...».