Repubblica 24.6.15
Uno studio condotto su 50 mila volontari rivela che la mente non invecchia: “Per ogni facoltà, dal leggere al ragionare, esiste una precisa età d’oro”
Cervello
Memoria al top a vent’anni ma a cinquanta vince la logica
I neuroni hanno i loro campi di attività e maturano e invecchiano in maniera diversa
di Elena Dusi
CON il tempo il cervello non invecchia, matura. Come un buon vino, perde alcune qualità ma ne acquista altre. Tra i 15 e i 20 anni ha la massima capacità di ricordare una lista di parole, la trama di una storia, i dettagli di un disegno. Lavora in maniera velocissima, ad esempio quando deve individuare dei dettagli all’interno di un disegno o digitare su una tastiera dei simboli al posto delle lettere. Ma la bravura nel fare i calcoli non raggiunge il suo picco prima dei 35 anni e rimane ai massimi livelli almeno fino ai 55. Dove il tempo lavora poi a vantaggio dei neuroni è nel memorizzare parole e informazioni e nell’abilità di legare cause ed effetti all’interno di un ragionamento complesso. Anche leggere le emozioni altrui è un gioco da persone mature più che da ragazzi. I risultati migliori in questo compito si raggiungono tra i 45 e i 50 anni e tendono a non declinare con l’accumularsi delle primavere.
«A ciascuna età alcune facoltà migliorano, altre peggiorano e altre ancora raggiungono un
plateau . Non esiste un’età in cui il cervello raggiunge il picco di tutte le sue performance insieme » spiega Joshua Hartshorne, il ricercatore del Massachusetts Institute of Technology che con una collega di Harvard ha pubblicato su Psychological Science il suo articolo sulle diverse “ età dell’oro” del cervello.
«Un tempo si credeva- scrivono Hartshorne e Laura Germine - che l’intelligenza fluida (ad esempio la memoria a breve termine) raggiungesse il suo picco molto presto nella vita, mentre l’intelligenza cristallizzata (ad esempio l’ampiezza del vocabolario) raggiungesse il suo picco durante l’età adulta». Lo studio di oggi dimostra che il quadro è molto più articolato. La capacità di memorizzare liste di parole e di numeri, e poi di manipolarle ripetendole a ritroso, continua per esempio a migliorare fino all’età adulta. Anche ad assemblare i puzzle si diventa sempre più bravi fino ai trent’anni circa. E trovare le somiglianze all’interno di un gruppo eterogeneo di elementi è abilità che si affina fino ai 45 anni. «Il fatto che il cervello raggiunga i picchi delle varie facoltà in momenti distinti vuol dire che i meccanismi che usa per svolgere i vari compiti sono differenti » scrivono i due psicologi. «E che diversi gruppi di neuroni maturano e invecchiano differentemente». Ma il terreno della ricerca in questo campo è ancora vergine. E capire perché ogni facoltà intellettiva abbia la sua particolare età dell’oro resta oggi un obiettivo lontano.
Uno studio dell’università tedesca di Tubinga l’anno scorso aveva suggerito che il cervello anziano è semplicemente sovraccarico di informazioni, e per questo lavora più lentamente. Ma non si spiega allora perché un 35enne sia più bravo a ripetere a ritroso una lista di parole rispetto a un ventenne. Né perché la memoria a breve termine per i nomi registri il suo massimo a 22 anni, mentre quella a lungo termine per i visi a 30. Né è chiaro che ruolo giochi in questo processo la perdita dei neuroni che fisiologicamente avviene dai 27-30 anni di età in poi.
Nel frastagliato orizzonte delle età del cervello resta dunque molto da decifrare. Ma il passo avanti della ricerca di Boston sta nella grandezza del campione usato: cinquantamila volontari che si sono sottoposti a una trentina di test. Tutto questo non poteva avvenire nell’ufficio dei due ricercatori. L’esercito dei cinquantamila, di età compresa fra i 10 e gli 89 anni, si è incontrato sui siti testmybrain. org e gameswithwords. org , in cui è possibile partecipare a test di intelligenza e misurare le proprie performance in cambio dell’accordo a cedere i risultati alla scienza.