Repubblica 21.6.15
I circoli dem in rivolta contro i dossier Barca “Chiediamo i danni”
“Ci possono togliere la sezione ma non i voti” Viaggio nel partito malato della Capitale
di Mauro Favale
ROMA . «L’unico danno è quello d’immagine che ci ha procurato Fabrizio Barca. Sto preparando un ricorso alla commissione di garanzia e un esposto per diffamazione. Se no va la gente pensa che questi sono i circoli di Mafia capitale».
Ecco,il clima nel Pd romano è forse anche peggiore dello sfogo di Yuri Trombetti, ex Udc, primo degli eletti al I Municipio, approdato ai Democratici un paio d’anni fa con la moglie. Lei, Claudia Santoloce è la segretaria del circolo di Testaccio da novembre 2013. È tutta la mattina che risponde al telefono, fuma una sigaretta dietro l’altra e punta il dito contro Barca «l’economista», il «tecnico», «il ministro che nessuno ricorda », il «professore», come lo appellano, che nella mappatura preparata per il commissario Matteo Orfini ha inserito il suo circolo tra quelli più «dannosi », nella categoria peggiore: «Il potere per il potere».
«Ma cosa, se qui abbiamo organizzato decine di iniziative con politici di tutte le correnti, con tutti gli assessori, pungolando costantemente la giunta Marino. Questo un feudo? Ma di chi?», continua Trombetti. Alle ultime elezioni ha raccolto 1200 preferenze «prese senza farmi aiutare dal circolo», assicura. Seduto nella sezione dove, nel 1990, Nanni Moretti girò una parte del documentario “La Cosa”, sfoglia la relazione che sta terremotando il Pd capitolino e chiacchiera con altri 4-5 militanti.
«Da questa botta ci riprenderemo chissà fra quanti anni», dice Pietro, renziano: «Ma chi ci crede che la relazione di Barca sia asettica?». E allora? «Ci vogliono epurare, vogliono colpire quei circoli che non sono allineati », lo interrompe Claudia, la segretaria. «Vorrebbero eliminare così le correnti? E lo fanno rafforzando quella del commissario Orfini? », riprende la parola Piero.
Il suo è il ragionamento più diffuso tra i 27 circoli “bocciati”. All’Eur, per dire, quello retto dalla renzianissima Patrizia Prestipino è finito nella black list: «Non vogliamo risarcimenti ma chiarimenti — dice — chiari e forti. O, ed è una promessa, inizio nei confronti di Barca e Orfini la battaglia della mia vita». «Ci sentiamo lesi», dice dall’Aurelio-Cavalleggeri, il segretario Francesco Mele. A finire nel mirino è sempre lui, Barca: «Le sue considerazioni sono il frutto di interviste a personaggi che hanno aggredito i propri rivali per ottenere una rivalsa sui circoli e sui territori », ragiona il deputato (indagato per corruzione), Marco Di Stefano.
Tornando a Testaccio, nella stanzetta con alle pareti un quadretto di Enrico Berlinguer, un paio di bandiere arrotolate, un frigorifero in mezzo alla sala e uno striscione che saluta un altro Enrico, Letta, che abita a 500 metri da qui, il “nemico” è sempre lui, «il professore che quando voleva iscriversi al Pd dei Giubbonari non l’hanno nemme-no voluto tesserare ». «Se il Pd fosse guidato da Barca io non ci starei — dice Trombetti, presidente del consiglio del I Municipio — sarebbe un partito dell’800 che sta al 10%».
La questione, oggi, però è un’altra: questo circolo storico rischia di essere chiuso, insieme agli altri 26 «dannosi», dal commissario Orfini. «Ci possono pure togliere il circolo, ma non il consenso», ripete due volte la Santoloce.
Ma quali sono le contestazioni mosse alla sezione di Testaccio? «Non le sappiamo — prosegue Trombetti — dicono che ci sono state tessere false. Noi, quando son venuti gli assistenti di Barca a intervistarci, abbiamo anche registrato quel colloquio», sottolinea la Santoloce. «A nostra tutela ». E a loro insaputa, ovviamente. Tanto per evidenziare il clima di veleni che va avanti da mesi.
In questa sede le tessere nel 2013 erano quasi 400, crollate alla metà l’anno dopo. «Io ho telefonato a tanti amici per farli iscrivere, lo rivendico. Cosa dovevo fare?», si chiede Trombetti. «E poi i capibastone ci sono sempre stati — dice Piero — il consenso è sempre riconducibile a una persona. Viene premiato l’impegno personale». «Vogliono metterci alla gogna, mettere in difficoltà il mondo renziano», conclude Trombetti.
La resa dei conti è appena cominciata.