martedì 16 giugno 2015

Repubblica 16.6.15
“Stiamo perdendo radici a sinistra Italicum rischioso”
Cuperlo: “È ingeneroso prendersela con i candidati per il popolo non ci sono renziani o eretici ma il Pd”
intervista di Giovanna Casadio


ROMA. .«Solo i titoli nell’inchiesta su Mafia Capitale farebbero smarrire la fede a un santo...Però le urne dicono che il Pd sta perdendo una parte delle sue radici sociali». Gianni Cuperlo, leader di Sinistra dem, non “gufa” sulle sconfitte dei ballottaggi, ma a Renzi chiede di cambiare rotta e in fretta.
Cuperlo, il risultato dei ballottaggi è un segnale d’allarme per il Pd di Renzi?
«Qua l’allarme è suonato per tutti. Governare 10 regioni contro 2 conta, e molto. Ma la realtà dice anche che abbiamo perso due milioni di voti rispetto a un anno fa. E dai ballottaggi è venuta la conferma che un pezzo della sinistra ha scioperato. Chiedersi il perché mi pare il minimo, non per una resa dei conti ma per cambiare rotta».
Venezia è la sconfitta che brucia di più. Però il candidato che ha perso, Casson, è della sinistra, connotato come anti renziano. Forse anche la minoranza del Pd deve fare autocritica?
«Scaricare la sconfitta su Casson può consolare qualcuno ma credo sia ingeneroso. Come era poco credibile sommare il giorno dopo i voti di Pastorino a quelli della Paita».
E la sconfitta ad Arezzo, città della ministra Boschi, è un altolà al renzismo?
«Vale il discorso su Venezia. E’ arrivata una sferzata che dovrebbe far riflette tutti e trovo misero scomunicare questo o quel candidato sulla base della sua appartenenza. Davanti al popolo sovrano non ci sono renziani o eretici. C’è il Pd. Io dico, usciamo da una bolla dove in cielo c’è solo l’arcobaleno perché le urne dicono un’altra cosa. Che stiamo perdendo una parte del nostro radicamento sociale.
“Gufare” contro il governo ha danneggiato il partito?
«Non perdi così tanti voti per le polemiche interne. Hanno pesato piuttosto alcune scelte, come sulla scuola o sul mercato del lavoro. Non mi interessa la polemica del post. Siamo la sinistra dentro il Pd e la sfida del cambiamento è la nostra. Ma voglio discutere su come vincere le prossime elezioni che decideranno il destino del Paese».
Il malaffare, gli scandali del Mose, Mafia capitale, la difficoltà a governare l’emergenza immigrazione hanno deluso e allontanato gli elettori?
«Solo i titoli dell’inchiesta romana farebbero smarrire la fede a un santo. Sull’immigrazione il premier ha la mia solidarietà e sostegno quando si fa carico dell’emergenza umanitaria e quando alza la voce con Bruxelles spiegando che in discussione sono la civiltà, la coscienza e la dignità dell’Europa».
A questo punto l’Italicum non rischia di essere un boomerang per il Pd?
«Quella legge non l’ho condivisa e la cambierei. Ci si può illudere che i moderati non sceglieranno mai Salvini. Io preferisco impegnarmi in un nuovo centrosinistra che allarghi il campo, recuperi i delusi e dia un’anima a uguaglianza e dignità. Al Pd serve uno spirito di coalizione con pezzi di società, movimenti e un mondo cattolico che la destra provoca nei valori».
C’è un problema di debolezza e appiattimento del partito sul governo?
Il Pd va ricostruito, non solo a Roma. Un po’ di autonomia in più aiuta anche il governo. Serve correggere una politica perché non siamo autosufficienti e fuori dal Pd non ci sono solo colonie di gufi anziani. Come SinistraDem a luglio racconteremo cosa dev’essere una sinistra ripensata. Non nei valori che sono ben scolpiti, ma nelle priorità, e anche nel linguaggio perché sulla comunicazione da Renzi abbiamo imparato qualcosa. Lo faremo chiedendo a chi sta fuori di scommettere con il Pd su una sinistra che vince contro le vecchie ricette, sapendo che mai come ora non è tempo di steccati ma di ponti».