sabato 13 giugno 2015

Repubblica 13.6.15
La bella scrittura ricomincia da Internet
Nonostante il dominio delle tecnologia, la calligrafia resiste
E sui social network spuntano anche i font in corsivo
di Michela Di Caro


LINEE flessuose che raccontano un’arte antica e mai dimenticata. Chi pensava che la bella calligrafia fosse morta, assediata dalle moderne tecnologie, deve ricredersi.
Magari non saranno più tempi di penne d’oca e calamaio, ma preziosi pennini impregnati d’inchiostro scivolano ancora, nonostante tutte le diavolerie hi tech, tra le pagine di quanti hanno deciso di lasciare il segno della propria personalità.
A Ragogna, in provincia di Udine, arrivano da tutto il mondo per frequentare lo Scriptorium Foroiuliense, una delle pochissime scuole di amanuensi in Italia, mentre i corsi annuali dell’Associazione Calligrafica italiana (Aci) di Milano, dall’Italico allo Spencerian, registrano sempre il tutto esaurito. E c’è pure chi è disposto a frequentare seminari in qualche eremo sperduto, pur di ritrovare l’armonia del gesto, lavorando sul ritmo, il movimento, gli spazi.
Ad incentivare il ritorno all’utilizzo del corsivo, non è un’improvvisa vena di romanticismo. Se molti si misurano con svolazzi e curve alla ricerca di equilibri e proporzioni formali e personali, il mercato riscopre l’eleganza dei segni: così importanti agenzie grafiche e pubblicitarie puntano sul lettering scritto a mano. Dai coloratissimi sign-painting che ricordano le insegne vintage, ai calligramma (che in pratica sono le poesie in cui i versi in corsivo vengono stampati in modo da formare disegni decorativi o sagome di oggetti), fino ad arrivare alla calligrafia sperimentale dove pensieri, immagini, parole diventano espressione grafica che mescola inchiostri neri e colorati. E poi menu, inviti per party e nozze, etichette, libri e poster impreziositi da testi in bella calligrafia. Sui social network, primo tra tutti Pinterest, si moltiplicano foto di font in corsivo, smartphone e tablet si stanno adeguando con applicazioni per la scrittura manuale direttamente sugli schermi; ma anche i principali siti web, quelli che riscuotono l’interesse soprattutto delle nuove generazioni, propongono titoli, header o testatine scritte a mano. Insomma, la costruzione di un futuro che volendo essere più attraente, delicato, elegante, si appoggia con decisione al passato.
Insomma, tutti a scuola a imparare quanto avevamo dimenticato: le legature, ovvero i tratti che uniscono le lettere, i movimenti della mano, le proporzioni, ma soprattutto come impugnare la penna, con leggerezza. Ma la professione di Calligrafo non si improvvisa.
«Richiede anni di studio ed esercizio», spiega Barbara Calzolari, tra i massimi esperti italiani dello Spencerian, l’arte della calligrafia americana dell’800, famosa per la notevole varietà di lettere e curve ornamentali. «La scrittura vuole tempo e quindi è un rituale, una parte della tua vita che rimane. Lasci un segno. Ci vuole molta dedizione per imparare a comunicare alle mani quello che gli occhi vedono».
Ogni carattere è infatti basato sulla costruzione, sulla sequenza di alcuni segni «che devono essere fatti secondo regole precise - continua-, partendo da un certo punto e con la penna inclinata con una certa gradazione. L’importante nello scrivere è rallentare, andare adagio tenendo insieme il cer- vello e la mano».
E pensare che in Italia, l’insegnamento della bella scrittura non è più obbligatorio da circa quarantacinque anni (1970). Eppure scrivere a mano, magari in bella calligrafia, proprio perché un processo che richiede tempo e attenzione, è un potente scacciapensieri. In più, facilita la capacità di osservazione, aiuta a fissare la memoria, a indagare i pensieri, a elaborare idee e ragionamenti, oltre a costituire una delle espressioni più autentiche dell’identità personale, dato che la grafia di ciascuno di noi è unica.