sabato 13 giugno 2015

Repubblica 13.6.15
Perché capiamo una parola per un’altra? Oliver Sacks spiega cosa nascondono i fraintendimenti
L’uomo che scambiò un pubblicitario per una seppia
di Oliver Sacks


QUALCHE settimana fa, Kate, la mia assistente, mi ha detto: «Vado alle prove del coro» [in ing. choir practice]. Sono rimasto sorpreso. Lavoriamo insieme da trent’anni e non le ho mai sentito esprimere il minimo interesse per il canto. Ma ho pensato, chi lo sa? Forse questa è una parte di lei di cui non ha mai parlato; forse si tratta di un nuovo interesse; forse suo figlio canta in un coro; forse... Continuavo a fare delle ipotesi, senza pensare nemmeno per un attimo di aver capito male. Solo al suo ritorno ho capito che era andata dal chiropratico [in ing. chiropractor]. Pochi giorni dopo, Kate scherzando mi ha detto: «Vado alle prove del coro». Di nuovo mi ha sconcertato: Petardi? [in ing. firecrackers] Perché parlava di petardi?Con l’aumento della mia sordità, tendo sempre di più a fraintendere ciò che dice la gente, anche se è una cosa abbastanza imprevedibile.
Nel corso della giornata, può accadere venti volte, oppure mai. Annoto con cura in un piccolo taccuino - rosso con l’etichetta “Paracisi” - anomalie nell’ascolto, in particolare fraintendimenti. Scrivo quello che sento (in rosso) su una pagina, quello che è stato effettivamente detto (in verde) nella pagina a fianco, e (in viola) le reazioni della gente ai miei fraintendimenti, e le ipotesi spesso improbabili che posso elaborare nel tentativo di dare un senso a ciò che spesso, essenzialmente, senso non ne ha.
Dopo la pubblicazione di Psicopatologia della vita quotidiana di Freud, nel 1901, questi fraintendimenti nell’udito, insieme con una serie di fraintendimenti nella lettura, nel parlare, nell’agire o di lapsus erano visti come “freudiani”, un’espressione di sentimenti e conflitti profondamente repressi.
Anche se ci sono fraintendimenti occasionali non pubblicabili che mi fanno arrossire, la stragrande maggioranza non ammette alcuna semplice interpretazione freudiana. In quasi tutti i miei fraintendimenti, tuttavia, c’è un suono complessivo simile, una gestalt acustica simile, che collega ciò che si dice e ciò che viene udito. La sintassi è sempre mantenuta, ma questo non aiuta; è probabile che i fraintendimenti capovolgano il significato, che lo travolgano con forme sonore fonologicamente simili ma prive di significato o assurde, pur mantenendo la forma generale di una frase. La mancanza di un’enunciazione chiara, degli accenti insoliti o una trasmissione elettronica difettosa contribuiscono a ingannare le nostre percezioni. Nella maggior parte dei fraintendimenti, si sostituisce una parola vera con un’altra, per quanto assurda e fuori contesto, ma a volte il cervello ci presenta un neologismo. Quando un amico mi ha detto al telefono che suo figlio era malato, invece di “tonsillite” ho capito “pontillite” ed ero perplesso. Si trattava di una sindrome clinica rara, di un’infiammazione di cui non avevo mai sentito parlare?
Se un fraintendimento sembra plausibile, uno può pensare di non aver capito male; è solo se il fraintendimento è sufficientemente inverosimile, o totalmente fuori contesto, che uno pensa: «Non può essere», e allora (forse con un certo imbarazzo) si chiede a chi parla di ripetere, come faccio spesso, o perfino di scandire le parole o le frasi capite male.
Quando Kate ha detto di andare alle prove del coro, io l’ho accettato: poteva benissimo andare alle prove di un coro. Ma quando un amico, un giorno, mi ha detto che a «una famosa seppia ( cuttlefish ) è stata diagnosticata la SLA», mi sono detto che dovevo aver capito male. I cefalopodi hanno un sistema nervoso complesso, è vero, e forse, pensai per un attimo, una seppia potrebbe avere la SLA. Era piuttosto l’idea di una seppia “famosa” ad essere ridicola. (Si chiarì poi che aveva detto: «A un famoso pubblicitario - publicist - è stata diagnosticata la SLA».) Può sembrare che i fraintendimenti siano di scarso interesse, ma possono gettare una luce inattesa sulla natura della percezione — la percezione del discorso, in particolare. Ciò che è straordinario, innanzi tutto, è che essi si presentano come parole o frasi chiaramente articolate, non come un’accozzaglia di suoni. Uno fraintende quello che sente piuttosto che non sentire affatto.
I fraintendimenti non sono allucinazioni, ma come le allucinazioni utilizzano le abituali vie neurologiche della percezione e si pongono come realtà, se uno non si interroga su di esse. Ma poiché tutte le nostre percezioni devono essere costruite dal cervello, da dati sensoriali spesso scarsi ed ambi- gui, la possibilità di sbagliare o di ingannarsi è sempre presente. In effetti, è prodigioso il fatto che le nostre percezioni siano così spesso esatte, data la velocità, la quasi istantaneità, con la quale sono costruite.
Ciò che ci circonda, i nostri desideri e le nostre aspettative, consce e inconsce, possono certamente essere codeterminanti nel fraintendimento, ma il problema vero è nei livelli più bassi, in quelle parti del cervello coinvolte nell’analisi e nella decodifica fonologica. Nel fare quello che possono quando ricevono dalle nostre orecchie dei segnali distorti o carenti, queste parti del cervello riescono a costruire delle parole reali o delle frasi, anche se sono assurde.
Mentre spesso non sento bene le parole, raramente non sento bene la musica: le note, le melodie, le armonie, i fraseggi rimangono chiari e ricchi come sono sempre stati in tutta la mia vita (anche se spesso ho difficoltà a capire i testi). Suonare o anche ascoltare la musica (almeno la musica con una partitura tradizionale) non solo coinvolge l’analisi del tono e del ritmo, ma attiva la nostra memoria procedurale e i centri emotivi del cervello; i brani musicali rimangono nella memoria e consentono l’anticipazione.
Il discorso, invece, deve essere decodificato anche da altri sistemi nel cervello, compresi i sistemi da cui dipendono la memoria semantica e la sintassi. Il discorso è aperto, inventivo, improvvisato; è ricco di ambiguità e di significati. C’è un’enorme libertà in questo, che rende il linguaggio parlato quasi infinitamente flessibile e adattabile, ma anche vulnerabile al fraintendimento.
Freud si sbagliava totalmente, allora, sui lapsus e i fraintendimenti? Ovviamente, no. Fece delle considerazioni fondamentali sui desideri, le paure, i motivi e i conflitti di cui non siamo consapevoli, o che cacciamo dalla nostra coscienza, e che possono influenzare i lapsus e i fraintendimenti in ciò che ascoltiamo o leggiamo. Forse, però, ha insistito troppo sul fatto che le percezioni distorte dipendono totalmente da una motivazione inconscia.
Nel raccogliere i miei fraintendimenti negli ultimi anni, senza alcun pregiudizio o selezione esplicita, sono costretto a pensare che Freud sottovalutò la capacità dei meccanismi neurali, combinati con la natura aperta e imprevedibile del linguaggio, di sabotare il significato, di generare dei fraintendimenti che sono irrilevanti sia in termini di contesto che di motivazioni inconsce.
Tuttavia, c’è spesso un certo stile o un guizzo — un “tocco” — in queste invenzioni istantanee; esse riflettono, in una qualche misura, i nostri interessi e le nostre esperienze, e io mi ci diverto abbastanza. Solo nel regno del fraintendimento — almeno, dei miei fraintendimenti — una biografia di cancro può diventare una biografia di Cantor (uno dei miei matematici preferiti, la busta della spesa una bestia sospesa e un innocente “vado a piedi” un perentorio “baciami i piedi”.
Professore di neurologia presso la New York University School of Medicine, ha pubblicato recentemente la sua autobiografia On the
Move . © Oliver Sacks, 2015 traduzione di Luis E. Moriones