Repubblica 13.6.15
Yemen
Missili sulla città vecchia di Sana’a, distrutto il patrimonio Unesco
Il bombardamento ha colpito il cuore della capitale: sei le vittime Rabbia dell’Unesco: ma la crisi non sembra destinata a una rapida soluzione
di Alberto Stabile
BEIRUT . Adesso diranno che i ribelli si fanno scudo delle bellezze architettoniche di Sana’a, la capitale dello Yemen, e dunque certi “danni collaterali” inflitti dalla super coalizione guidata dall’Arabia Saudita a quella che Pasolini, incantato, definì “una rustica Venezia” e l’Unesco classificò come patrimonio dell’Umanità, sono pressoché inevitabili. Ma le immagini delle distruzioni provocate all’alba di ieri alla città vecchia della capitale yemenita colpita da uno o più missili non ammettono scusanti: le antiche torri dalle facciate bianche ed ocra, miracolosamente erette quindici secoli fa con mattoni di fango, si sono come polverizzate. Sotto le macerie sono stati trovati i cadaveri di sei persone.
Così nel Medio Oriente precipitato nella furia distruttrice delle fazioni si consuma un altro genocidio culturale, come se non fossero già bastate le irruzioni dello Stato Islamico contro i siti archeologici e i santuari iracheni, siriani e libici. E anche stavolta, alta e sterile, s’è levata la condanna dell’Unesco, verso questo nuovo attentato contro la storia dell’umanità.
A Sana’a, l’umanità c’è sempre stata, si dice, sin dai tempi biblici quando Sem, uno dei figli di Noè, trovò nelle sue valli fertili, ad oltre duemila metri sul livello del mare, ristoro dalla ferocia del deserto. Ma fu dopo l’avvento di Maometto che la città diventò gioiello inimitabile di architettura islamica. Chilometri di suq labirintici, oltre 130 moschee, decine di hammam, i bagni turchi, e quelle case a forma di torri che permettono alla gente di immergere la loro vita di tutti i giorni nella storia.
Era fatale che prima o poi l’offensiva saudita contro i ribelli Huti, appartenenti alla minoranza degli Zaidi, di religione sciita e sospettati di godere del sostegno dell’Iran, puntasse contro Sana’a. E’ successo mentre a Ginevra, il mediatore delle Nazioni Unite, Ismail Ould Cheikh Ahmed, era riuscito a mettere attorno al tavolo da un lato i ribelli Huti e dall’altro i seguaci del presidente eletto Abed Rabbo Mansur Hadi, fuggito a Ryad dopo il colpo di mano con il quale gli Huti si erano insediati al governo.
Al negoziato, mancano gli inviati dell’ex presidente Alì Abdullah Saleh, alleato degli Huti, e anche i sauditi che si sono eretti nel ruolo di giustizieri, creando una coalizione di nazioni sunnite per combattere i ribelli (e indirettamente l’Iran) e riportare al potere Hadi.