sabato 13 giugno 2015

Repubblica 13.6.15
Il doppio passo di Renzi tra sindaco e commissario
Il premier è consapevole che questo potrebbe essere l’unico sbocco per salvare il salvabile a Roma
di Stefano Folli


NELLA sostanza, il futuro della giunta Marino a Roma è segnato. Il che non significa che tutto sia deciso e prevedibile. La storia resta complicata e incerta, soprattutto per le conseguenze che investono il governo e il Partito Democratico. Ma è evidente che il premier-segretario vuole spingere verso l’uscita un sindaco diventato suo malgrado un serio problema politico. E non perché sia invischiato nel malaffare — questo nessuno lo ha mai detto —, ma a causa del discredito complessivo in cui l’”establishment” romano è sprofondato.
Nonostante la fiducia in se stesso, virtù che a Marino non fa difetto, a Palazzo Chigi si ritiene che non sia lui l’uomo su cui vale la pena di puntare per la riscossa del centrosinistra. La scelta del prefetto Gabrielli come commissario per il Giubileo non lascia dubbi circa la strategia governativa: si riducono le competenze del sindaco su un punto cruciale come la gestione delle risorse in vista dell’anno della chiesa. E si prepara il terreno al dopo. Anche se non è chiaro quale profilo avrà il domani della capitale d’Italia.
Si capisce però cha Renzi premono due cose. Primo, evitare che il pozzo nero dell’inchiesta sul Campidoglio continui a diffondere miasmi velenosi tali da coinvolgere l’immagine del presidente del Consiglio anche sul piano internazionale. Secondo, agire in modo da non consegnare l’amministrazione di Roma, come un pacco regalo, ai Cinque Stelle: quindi salvare il Pd, dopo averlo risanato. Dei due obiettivi, il primo esige una discontinuità, un taglio netto con il recente passato. Ed ecco la soluzione Gabrielli, passo preliminare all’accantonamento di Marino. Il secondo è un progetto molto più difficile perché ci vuole tempo per far dimenticare il discredito. Ci vuole in particolare una classe dirigente affidabile.
Ne deriva che l’apparente frenata di ieri sulla nomina del commissario non sta a indicare un ripensamento di Palazzo Chigi. Semmai è la prova che ci si muove con una certa accortezza: Renzi non ha davanti a sé un’autostrada, bensì un sentiero tortuoso. Del resto, non tutti nel Pd sono convinti della bontà dell’operazione Gabrielli. Il che dimostra che c’è bisogno di creare il consenso politico necessario. Non pochi dalle parti del Nazareno pensano ancora che “non si può sciogliere il consiglio comunale della capitale e sostituirvi un commissario”. Il presidente del Consiglio deve invece spiegare che questo scenario non solo è possibile, ma rischia di essere il solo sbocco possibile per salvare il salvabile. In fondo Gabrielli è ancora una soluzione “morbida”, un primo passo non traumatico.
Ma il rallentamento si spiega anche con la reazione di Marino. Molto irritata in un primo tempo, più composta e sorridente in serata, quando è apparso rassicurato e ha sottolineato l’importanza della collaborazione con il prefetto. È logico che a Palazzo Chigi siano preoccupati. Un sindaco Marino che rimane al suo posto sul piano formale, ma usa la sua tribuna per esprimere risentimento e rancore verso il governo che lo ha dimezzato, è una prospettiva di cui nessuno avverte il bisogno. Quindi è essenziale che in Campidoglio si accetti la novità, avendo smaltito l’amarezza.
IPASSI successivi sono tutti da definire. Dipendono, come è logico, dagli sviluppi dell’inchiesta. Una volta nominato commissario del Giubileo, Gabrielli potrebbe trasformarsi anche in commissario “tout court”? Allo stato delle cose, sciogliere il consiglio di Roma come fosse un piccolo comune mafioso resta una soluzione estrema, ma possibile. Ed è vero un punto: il commissario garantisce 18 mesi, forse due anni, di amministrazione neutra, all’ombra della quale le forze politiche possono rigenerarsi e preparare le elezioni. Viceversa, le semplici dimissioni del sindaco obbligano a elezioni in tempi più ravvicinati. Al massimo entro il maggio del 2016. Forse troppo poco per costruire un muro di fronte all’avanzata di grillini e altri movimenti anti-sistema.