giovedì 11 giugno 2015

Repubblica 11.6.15
Hans Zollner
“Una piaga che la Chiesa non poteva più sopportare”
intervista di Paolo Rodari


CITTÀ DEL VATICANO. «Da tempo sentivamo l’esigenza di questa nuova legge. Perché è giusto che i vescovi inadempienti paghino. Gli episodi di copertura dei sacerdoti pedofili da parte dei vescovi sono una piaga che non può più essere sopportata». Gesuita tedesco, presidente del Centre for child protection della Gregoriana e membro della Pontificia Commissione per la protezione dei minori creata da Papa Francesco appena poco più di un anno fa, Hans Zollner è una delle persone di fiducia del Papa in tema di abusi sessuali nel clero.
Padre Zollner, da dove è venuta la spinta maggiore per questa nuova norma? «Diciamo che in generale, nel mondo anglosassone, e in particolare negli Stati Uniti, il tema dell’accountability, ossia dell’assunzione di responsabilità dei vescovi nei casi di abusi sessuali del clero delle rispettive diocesi, è molto sentito. Non intervenire avrebbe significato lasciare una pietra pesante sulla missione della Chiesa. Questa cosa è stata chiara fin da subito al Papa il quale ci ricorda ogni giorno che dobbiamo vivere ciò che annunciamo».
Qual è stato l’iter seguito?
«Da tempo la nostra Commissione, guidata dal cardinale Sean O’Malley, stava lavorando a una proposta. È stata presentata al concistoro dello scorso aprile, quindi ha passato il vaglio dei canonisti, è poi stata migliorata fino a che ancora il C9 e poi anche il Papa l’hanno approvata definitivamente ».
Ci sono stati dei casi recenti che hanno contribuito ad accelerare il vostro lavoro?
«Ci sono stati casi che hanno contribuito a far comprendere la necessità di fare in fretta. Penso, ad esempio, al vescovo di Kansas City—Saint Joseph, Robert William Finn, che in seguito alle accuse di aver protetto un prete pedofilo, ha rimesso il proprio mandato nelle mani del Papa».
Le nuove norme riguarderanno anche i casi del passato?
«La retroattività nella legge non esiste. Ma in ogni caso il messaggio che diamo oggi è forte per tutta la Chiesa. Quello che per anni non si è mai fatto, oggi si fa. Comportamenti fino a ieri ammissibili, o quanto meno tollerati, saranno puniti ai sensi del diritto canonico».
Quali sono le pene a cui può andare incontro un vescovo colpevole?
«Su questo occorre ancora valutare bene. Il diritto canonico già prevede delle pene: sanzioni riguardanti l’esercizio del proprio ufficio, sanzioni circa la limitazione alle celebrazioni liturgiche pubbliche, e ancora la pena più pesante ovvero, in casi eccezionali, la dimissione dallo stato clericale. Ma, ripeto, molte cose sono ancora da decidere».
Tutto ciò si deve a Francesco?
«Si deve a Benedetto XVI che iniziò con decisione un nuovo percorso e a Francesco che ha dato una spinta decisiva».
Recentemente un membro della vostra Commissione, Peter Saunders, da bambino vittima di un prete pedofilo, ha accusato il cardinale George Pell, di «freddezza» verso le vittime di reati commessi da preti australiani.
«La Commissione non ha competenza per commentare casi o inchieste singole».