mercoledì 10 giugno 2015

Repubblica 10.6.15
Carlo Cotticelli, tesoriere del Pd romano
“Chiesi quei 7 mila euro per pagare i dipendenti ma registrai l’operazione”
Senza quel contributo non avremmo saputo come fare: i fondi della Festa dell’Unità non possono bastare
intervista di Gio. Vi.


ROMA È il 9 settembre quando le cimici del Ros intercettano una conversazione tra Salvatore Buzzi e Carlo Cotticelli, tesoriere del Pd romano, venuto a sollecitare un aiuto per pagare gli stipendi dei dipendenti. Si mettono d’accordo sulla cifra. Poi Buzzi si vanta: «Noi pensavamo che ce chiedesse un sacco di soldi... c’ha chiesto 7mila euro... non c’è sembrato vero! Abbiamo fatto un figurone».
Cotticelli, lei e Buzzi vi davate del tu.
Quindi lo conosceva?
«No. Io Buzzi l’ho conosciuto quel giorno, il nostro rapporto inizia e finisce lì, l’ho rivisto solo un’altra volta a dicembre, alla cena di sottoscrizione di Renzi».
E come c’è arrivato Buzzi a quella cena?
«Non lo so. So solo che qualcuno del partito lo aveva invitato e lui si rivolse a noi per sapere come fare ad avere gli inviti».
Se non conosceva Buzzi, come le è venuto in mente di andare da lui a chiedere soldi?
«Mi ci mandò il segretario Cosentino perché dovevamo risolvere il problema degli stipendi di agosto. Come ho fatto, rilasciando regolare ricevuta ».
Quindi era Cosentino ad avere rapporti con Buzzi?
«Credo si conoscessero».
Ma per il Pd era consuetudine chiedere soldi agli imprenditori, tra l’altro appaltatori di Comune e Regione da voi governati?
«Per me è stata la prima volta. Consideri che il partito ormai da molto tempo non riceve più contributi. Andiamo avanti coi soldi della Festa dell’Unità, delle primarie e del tesseramento. Tutte voci in contrazione».
Non le è sembrato inopportuno?
«Avevamo problemi enormi ad andare avanti, anche adesso, gli stipendi non vengono pagati da mesi. Nel 2013 avevamo una quindicina di impiegati, adesso sono 4. E abbiamo 1,4 milioni di debiti».
Ha chiesto a Cosentino a che titolo avreste preso quei soldi?
«Erogazione liberale. Quella di Buzzi era una coop conosciuta, lui era venuto a sapere che eravamo in difficoltà e si è offerto di aiutarci».
L’anno scorso avete ricevuto altri contributi del genere?
«No, è stato l’unico, ma ripeto, regolarmente registrato. Poi a novembre abbiamo fatto un aperitivo di sottoscrizione. Altrimenti dovremmo chiudere. Perché ormai contano solo i comitati elettorali, si finanziano solo i singoli candidati». ( gio. vi.)