mercoledì 10 giugno 2015

Repubblica 10.6.15
Sinistra sotto choc, Renzi salva Marino
Il premier: il sindaco resti, non c’entra nulla con l’inchiesta
Il primo cittadino: un problema i capibastone pd
Nell’aula Giulio Cesare tutti disorientati. E un consigliere: anch’io avrei problemi a votare per il mio partito
di Giovanna Vitale


ROMA Sotto choc. Spaventati. Disorientati. L’aria che si respira in aula Giulio Cesare è una coltre asfissiante di paura e vergogna. L’inchiesta sul Mondo di Mezzo ha travolto ogni certezza: l’arresto di cinque colleghi, il terrore di essere indagati, pedinati dagli investigatori a caccia di prove su telefonate e incontri fino a ieri considerati normali, ha tolto ai consiglieri ogni voglia di andare avanti. Specie tra i banchi del Pd. Fino a ieri il partito degli onesti, da contrapporre a un Pdl corrotto e mafioso: il primo è invischiato fino al collo, l’altro non esiste più.
«A chi toccherà adesso?» si chiedono gli eletti dem a cui la seconda tranche dell’inchiesta ha tolto ogni speranza d’innocenza, compulsando nervosamente su tablet e cellulari la nuova ordinanza di Mafia Capitale per cercare di prevedere le mosse dei pm. «Almeno in dieci sono venuti da me, oggi, per dirmi che avrebbero mollato », mastica amaro un piddino fra i più tenaci, pure lui sfiancato dall’assedio. «Ma che ci stiamo a fare qui? Vi rendete conto che siamo tutti delegittimati?», si sfoga un altro “compagno”, immaginando «una deriva stile Mani pulite che ci asfalterà tutti». Si sentono già condannati, i consiglieri democratici, in preda a una febbre che gli insulti sui social misurano a 40, e che le parole del sindaco Marino certo non leniscono: «Sin dall’inizio ho avuto tra i tanti ostacoli anche uno chiaro che derivava da una parte del Pd romano, i capibastone. Gente che con la mia giunta non ha mai toccato palla».
Dichiarazioni che bruciano come sale su una ferita aperta. «Se pure lui ci attacca, non si salva nessuno», ragionano i consiglieri in Campidoglio. «Ma così non reggiamo, un altro avviso di garanzia e la giunta cade, come si fa a continuare in questo clima?». Lo dice chiaro il capogruppo Fabrizio Panecaldo: «Sono in grande in imbarazzo, se qualcuno adesso mi chiedesse se voterei il Pd probabilmente, da cittadino, anch’io avrei qualche dubbio», sospira, convinto però che «usciremo da questo incubo più forti di prima, dobbiamo continuare perché è la strada giusta». Una strada che il commissario Matteo Orfini ha già tracciato, specie dopo il verdetto sul «partito cattivo e pericoloso» emesso da Fabrizio Barca: «L’inchiesta dimostra che Marino e Zingaretti sono stati un baluardo di legalità. Le loro dimissioni sarebbero un favore alla mafia. Detto questo, occorre una rigenerazione etica della città e del partito: perciò domani in direzione vareremo il nuovo regolamento sul tesseramento e la riforma dei circoli, molti dei quali saranno chiusi. Noi abbiamo commissariato Roma per cambiare tutto e lo stiamo facendo». L’ordine di fare quadrato dato da Renzi in persona: «Marino non c’entra nulla in questa storia, perché mai dovrebbe cadere? ».
Uno psicodramma che sfiora anche la Regione. Oggi pomeriggio il governatore Zingaretti riferirà in aula, mentre il gruppo pd già ieri ha eletto il suo nuovo presidente dopo le dimissioni di Marco Vincenzi, fotografato dal Ros durante i suoi incontri con Buzzi: è Riccardo Valentini, eletto nella civica del presidente, iscritto al Pd da appena sei mesi. Uno che la “cupola” non ha mai avvicinato.