domenica 21 giugno 2015

Repubblica 21.6.15
Manifestazione multi-confessionale
Preti, imam suore e rabbini la santa alleanza delle religioni
di Paolo Rodari


ROMA. A un certo punto Kiko Arguello, iniziatore del Cammino neocatecumenale, prende il microfono, posiziona una grossa croce su un piedistallo alla sua destra — «perché il Signore mi aiuti ho bisogno di una croce», dice — e arringa la folla: «Ho scritto al Santo Padre, dopo aver ricevuto le lettere di alcune famiglie e il Papa mi ha risposto quando, domenica scorsa, ha detto che ci sono ideologie che colonizzano le famiglie e contro cui bisogna agire. Sappiate che il Papa sta con noi: “Bisogna agire contro”, ci ha detto Francesco. E noi siamo qui contro l’ideologia gender. Sembra che il segretario della Cei (Nunzio Galantino, ndr) abbia detto altro ma il Santo Padre sta con noi». Parole che esaltano la folla, ma che insieme provocano l’immediata reazione della stessa Cei che, attraverso il portavoce don Ivan Maffeis, dice sul canale Twitter dell’Agenzia Sir: «Kiko Arguello si è reso protagonista di una caduta di stile gratuita e grave. Contrapporre il Papa alla Cei, e in particolare al suo segretario generale, è strumentale e non veritiero».
Poco importa, ai presenti in piazza, che il Papa o i vescovi siano con loro. Anche perché, per la maggioranza dei presenti, la prudenza dei vescovi è soltanto formale. Dice non a caso padre Gonzalo Miranda, fondatore della facoltà di bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, sul palco tra gli organizzatori: «La manifestazione l’hanno organizzata i laici, certo. Ma subito sono stati interpellati alcuni vescovi che hanno dato il loro sostegno molto forte. Uno di questi vescovi è il cardinale vicario di Roma Agostino Vallini che ci ha appoggiato in modo molto deciso. So di altri vescovi presenti in piazza in clergyman, e che ai propri fedeli hanno detto: “Dovete andarci”». E il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco? «Bagnasco ha invitato pochi giorni fa il nostro presidente Massimo Gandolfini a parlare sul gender direttamente nel Duomo a Genova. E lui era lì, vestito di rosso al centro della cattedrale, per dire: “Ci sto”».
Ci sono stati, anche, diversi leader di altre confessioni religiose. Sono loro rendere la piazza da aconfessionale a multireligiosa. C’è l’Imam di Centocelle, Ben Mohamed, che tuona contro «il progetto folle che vuole distruggere l’umanità e inquinare i cervelli dei nostri figli. È un percorso cattivo per l’umanità. Con la vostra forza possiamo sconfiggerlo». C’è l’adesione, via lettera, del Rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. E quella, vivace, degli evangelici. Tanti anche i preti e le suore presenti, «a titolo personale».
Sventola, sul palco, l’abito bianco di padre Giorgio Carbone, domenicano, docente di bioetica e teologia morale presso la facoltà di teologia di Bologna. Sorride quando spiega di essere a Roma «perché si tratta di una manifestazione in favore della bellezza della famiglia». E, per questo, anche lui, religioso, ha deciso di aderirvi «come libero cittadino». Dice: «Oggi l’ideologia del gender rischia di portare la persona umana a essere completamente devastata. La persona sarebbe priva di relazioni sociali significative, cioè priva di famiglia. Senza famiglia non c’è futuro. C’è soltanto il caos». E se gli si ricorda che, tuttavia, la Cei è stata prudente in merito alla manifestazione, risponde: «Il perché bisognerebbe chiederlo alle gerarchie. Io non faccio parte della gerarchia, ma del clero “badilante”. Il clero “badilante” ha aderito, ha organizzato dei pullman. Ma ci tengo a precisare che siamo qui come cittadini italiani: le teorie del gender non sono un problema di carattere confessionale; sono un problema umano ».