sabato 6 giugno 2015

La Stampa 6.6.15
Renzi conferma la linea garantista
Il premier: “Non ci si dimette per un avviso di garanzia”
E il Pd fa quadrato. La pax con la minoranza
di Carlo Bertini


Anche se i suoi descrivono un Matteo Renzi tranquillo e più che altro concentrato sulla missione del G7 di domenica, un clima pesante aleggia su palazzo Chigi, dove la linea malgrado tutto resta quella garantista: nessuna richiesta di dimissioni del sottosegretario indagato. La tegola dell’avviso di garanzia a Giuseppe Castiglione si aggiunge alle preoccupazioni per il danno di immagine che il Pd sta cercando di contenere in tutti i modi, blindando la giunta Marino: ora che le ombre dell’inchiesta mafia-capitale si proiettano pure sul governo al premier toccherà parare i colpi che già piovono dalle opposizioni che chiedono la testa del sottosegretario.
L’impatto oltreconfine
Per non dire dell’impatto che questa inchiesta può avere oltre confine, perché non sfugge a nessuno, spiega uno dei big del Pd, «questa vicenda produce un danno di immagine anche per l’Italia, tocca il punto sensibile della credibilità di un paese che sta chiedendo ai partner di distribuire la spesa per la gestione dei migranti subendo le ruberie di fondi dentro casa propria». Un punto non di poco conto, che forse oggi sfiorerà i pensieri dei ministri tedesco e francese che incontreranno Alfano proprio in un vertice sull’immigrazione. Renzi rinuncia alla partecipazione prevista in serata ad Amici, costretto a destreggiarsi con le varie emergenze: incontra Padoan in vista del consiglio dei ministri di martedì e De Luca su come gestire il dopo elezioni, ma già nel primo pomeriggio fissa la linea sul caso Castiglione, in piena sintonia ovviamente con Alfano. Lo stato maggiore dell’Ncd fa quadrato esprimendo piena fiducia nel sottosegretario e nessuno si stupisce che non giungano echi di guerra dagli alleati, «anche perché in questa fase non vengono certo a fare i giustizialisti con noi...», ragiona un dirigente Ncd.
Dunque per ora niente dimissioni, «anche se c’è da capire come si evolverà il quadro nelle prossime ore», ammette un ministro chiedendo l’anonimato.
La pax con la minoranza
Ma la cosa significativa in questa fase è anche la tregua delle ostilità su questo punto con la minoranza del partito. Che non chiede affatto le dimissioni, tranne la voce isolata di Cuperlo in risposta ad una domanda all’Aria che tira. Dunque la linea di Renzi è la stessa proclamata mesi fa quando si pose la questione di possibili dimissioni di altri sottosegretari, lo stesso Castiglione, già sotto indagine per la struttura di Mineo; e gli altri toccati dalle vicende di fondi regionali, come la Barracciu, o dei rimborsi regionali, De Filippo, Del Basso De Caro e Faraone. Come ebbe già a dire Renzi, «non ci si dimette per un avviso di garanzia, vale la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva».
Ma il caso Castiglione è legato ad un’inchiesta di altra portata, dunque difficile da gestire solo così. Per tutto il giorno gira la voce - poi smentita - di una moral suasion per fargli fare un passo indietro. Lui si dice «sereno» annunciando che «se ci sarà una mia responsabilità, che escludo assolutamente, non dovrà prendere provvedimenti qualcuno, li prenderò io personalmente». Dunque almeno per ora tutto congelato, «per il momento c’è un avviso di garanzia, lui si proclama innocente, vediamo almeno se ci sarà un rinvio a giudizio», dice uno dei vertici del Pd. Pronti a fare quadrato di fronte alle mozioni di Sel e 5Stelle per le dimissioni, che «intanto vanno calendarizzate in aula, poi voteremo contro».