sabato 6 giugno 2015

Corriere 6.6.15
Il leader Pd costretto a muoversi tra due fuochi
di Massimo Franco


I prossimi appuntamenti del Pd rischiano di essere sovrastati non dalla vittoria netta, per quanto politicamente controversa, alle regionali del 31 maggio, ma dalle vicende giudiziarie che investono il partito. L’incontro di ieri a Palazzo Chigi tra il premier Matteo Renzi e il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha riportato l’attenzione su una vicenda circoscritta e tuttavia imbarazzante. Si concluderà con la sospensione di De Luca, in quanto condannato, anche se la procedura si svolge a tappe un po’ troppo rallentate, e con una punta di compiacimento di De Luca.
È comunque una sorta di memorandum dei fronti sui quali il capo del governo è costretto a muoversi. Lunedì ci sarà la Direzione del Pd, e un’analisi del voto che si preannuncia puntigliosa e dura con l’opposizione interna; anche se meno, forse, su riforme come quella della scuola e del Senato, sulle quali si potrebbe registrare qualche apertura. Ma i problemi si porranno dopo. Per mercoledì la presidente dell’Antimafia, Rosy Bindi, ha convocato una riunione che potrebbe diventare un atto d’accusa contro il Pd.
La coda velenosa dello scontro sui cosiddetti candidati «impresentabili» ha portato la Bindi ad un passo dalla rottura con palazzo Chigi. E le vicende romane e le querele del presidente della Campania al vertice dell’Antimafia offrono nuovi argomenti. Tra l’altro, il Movimento 5 Stelle cerca di incunearsi nelle divisioni del Pd in nome della questione morale. E può rivelarsi una sponda oggettiva per la Bindi. Renzi rischia di trovarsi così tra due fuochi. Da una parte, un partito riemerso dalle regionali diviso e conflittuale. Dall’altra, situazioni-limite come la Campania e Roma, che espongono il suo governo.
Per il premier non è facile conciliare la tolleranza zero contro la corruzione, incalzato anche dal capo dello Stato, Sergio Mattarella, e da papa Francesco, con una situazione che lo costringe sulla difensiva. Renzi è consapevole di avere dietro una nomenklatura capitolina in gran parte indifendibile. Sostiene il sindaco Ignazio Marino perché è estraneo al malaffare, eppure potrebbe trattarsi di una posizione temporanea. Idem con De Luca. Renzi si schiera con chi ha strappato la Campania al centrodestra; ma deve affrontare i contraccolpi negativi di questo sostegno nell’opinione pubblica italiana e internazionale.
Sono pasticci dai quali è difficile uscire indenni: soprattutto con opposizioni decise a indirizzare verso il governo la rabbia contro il sistema politico. Lo stesso centrodestra cerca di far dimenticare le responsabilità della sua giunta guidata dell’ex sindaco Gianni Alemanno. La blindatura del primo cittadino di Roma da parte di palazzo Chigi deve fare i conti con gli sviluppi delle indagini. Il commissariamento è una possibilità. Si tratta solo di capire se quando a fine luglio il prefetto avrà gli elementi per decidere, lo scioglimento del Comune apparirà o no il male minore .