La Stampa 6.6.15
Scuola, Renzi rischia il ribaltone
I senatori della minoranza Pd potrebbero votare contro
di Francesca Schianchi
«Questo provvedimento mette in cattedra 100 mila persone: voglio proprio vedere chi si prende la responsabilità di bocciarlo», tenta di esorcizzare la preoccupazione la relatrice Pd in Senato del testo sulla Buona scuola, Francesca Puglisi, mentre scorre l’elenco dei membri della Commissione Istruzione. 14 a 12 per la maggioranza, considerando però nei 14 anche il senatore a vita Rubbia, che nel Pd non danno per scontato («è un indipendente») e tre della minoranza del partito (Tocci, Mineo e Martini). Uno scarto risicato che potrebbe mettere in difficoltà il governo già martedì, quando si comincerà a votare il testo: andrà al voto un ordine del giorno di Tocci e Mineo che dà mandato al relatore per stralciare le assunzioni dei precari dalla riforma, proposta già fatta in passato a Renzi e sempre rispedita al mittente. «Non voglio fare l’incendiario, ma la legge è un disastro. Stralciamo le assunzioni, da fare subito, e prendiamoci il tempo per ridiscutere il resto», predica Mineo. Se al voto suo e di Tocci si unissero quelli dei 12 commissari d’opposizione, il governo finirebbe sotto.
In attesa della Direzione
Ma molto dipende dalle trattative in corso, e dalla Direzione del partito di lunedì. Dal messaggio che vorrà lanciare il segretario-premier Renzi: «Chiederà di farla finita con esponenti del Pd che vanno nei talk show a parlar male del Pd», prevede un renziano ben informato. Che però, allo stesso tempo, esclude toni fiammeggianti: «Con i ballottaggi delle comunali in vista e il Pd sotto attacco per via degli arresti romani, cercherà di mantenere unito il partito». Tenterà, perlomeno, di non perdere la parte più dialogante della minoranza: non a caso le trattative sono aperte sulle modifiche al ddl scuola, il primo scoglio da affrontare. Non è un testo blindato: sui poteri del preside, la relatrice è favorevole a un emendamento che fissa in sei anni al massimo la permanenza di un preside nella stessa scuola, per evitare che si trasformi nel «padrone» dell’istituto. Si discute di rafforzare il sistema di valutazione dei dirigenti scolastici, e anche di come rivedere il meccanismo per attribuire premi ai docenti (tra le ipotesi, quella di rinviare la scelta a un decreto delegato del governo successivo alla legge); è previsto anche di inserire un tetto allo school bonus, che dà credito d’imposta a fronte di finanziamenti alle scuole (anche paritarie). Si sta ragionando anche su come, eventualmente, allargare il bacino delle assunzioni dei precari (dalla minoranza insistono che ci sono soldi per altri 37 mila ingressi): il problema è come individuare, tra i precari di seconda fascia, chi abbia titolo maggiore di altri.
«No patto del Nazareno»
Tentativi di rasserenare il clima in vista di passaggi complicati. «In tutte le Commissioni del Senato la maggioranza è di 1-2 membri», ammette Giorgio Tonini. E proprio lì al Senato si concentrano ora testi rischiosi, dalla Rai alle unioni civili, fino alla riforma costituzionale. Con la minoranza che già avverte: «Bisogna evitare un patto del Nazareno sulla scuola». Cioè, svela un malizioso timore il bersaniano Miguel Gotor, «è solo un’impressione: ma non vorrei che il governo assumesse i precari Tfa, il percorso individuato quando ministro era la Gelmini, e si assicurasse in cambio il voto di Forza Italia al testo senza modifiche». Loro non ci starebbero: «Non vogliamo fare una riforma di destra».