venerdì 26 giugno 2015

La Stampa 26.6.15
L’Ungheria insiste sulla linea dura
“Bruxelles decida, o faremo da soli”
Budapest non cancella il decreto con cui respinge i rifugiati
di Tonia Mastrobuoni


Il decreto ungherese che sospende il regolamento di Dublino sarebbe ancora in vigore. Nonostante le rassicurazioni del ministro degli Esteri Peter Szijjarto, che aveva garantito ai partner europei mercoledì di «non aver mai preso la decisione di sospendere le regole europee», sembra che il governo Orban sia riuscito ancora una volta a mantenere una posizione ambigua. Il provvedimento pare non sia ancora ritirato e consentirebbe al governo magiaro di respingere i rifugiati «per motivi tecnici». Lo stesso Szijjarto ha sottolineato anche, dopo lo scandalo suscitato dall’annuncio della scorsa settimana, di voler costruire un muro alto quattro metri lungo il confine serbo, che Budapest «costruirà muri anche lungo altre frontiere, se non ci saranno altri modi di fermare i migranti».
Una lettera spedita mercoledì da Orban ai vertici delle istituzioni europee conferma l’intenzione dell’Ungheria di ritagliarsi spazi di manovra autonomi, se l’Europa non dovesse fornire risposte soddisfacenti sulla questione dei migranti. In un documento di discussione inviato al Consiglio di cui La Stampa ha ottenuto una copia, il governo scrive che «se l’Ue non sarà in grado di adottare velocemente regole comuni per gli asili e politiche sull’immigrazione adeguate alle esigenze reali dei Paesi, la possibilità di interventi autonomi degli Stati membri non dovrebbe essere limitata».
Il capo dell’ufficio del premier, Janos Lazar, ha confermato che Budapest avrebbe chiesto aiuto a Bruxelles per «superare il problema dell’immigrazione illegale». Nella lettera a Donald Tusk, Orban incalza le istituzioni europee sui «passaggi illegali delle frontiere e sul numero dei richiedenti asilo» che in Ungheria avrebbero «raggiunto la quota senza precedenti di 61mila, rappresentando così una pressione insopportabile sull’Ungheria». Nonostante le «circostanze eccezionali» Budapest continuerebbe, prosegue la lettera, «ad adempiere ai suoi obblighi europei e nessuna legge è stata modificata o sospesa riguardo al regolamento di Dublino».
Tuttavia, lamenta Orban, la situazione si sta aggravando perché alcuni Paesi «hanno intenzione di trasferire in Ungheria i richiedenti asilo che sarebbero stati registrati in Ungheria, ma che avrebbero già lasciato l’Ungheria». In particolare, il premier punta il dito contro la Grecia: «Va chiarito che nel caso di quasi tutti i migranti che arrivano in Ungheria e sono registrati qui, il Paese d’ingresso è la Grecia». Perciò Budapest «è determinata» a «proteggere adeguatamente» i suoi confini.