La Stampa 25.6.15
L’Ue accoglierà 40 mila profughi ma niente quote obbligatorie
di Marco Zatterin
Il risultato pratico ci sarà. L’Europa è pronta a redistribuire 40mila fra siriani ed eritrei presi dai centri italiani e greci secondo criteri volontari che «tutti gli stati» determineranno «entro luglio». Buona notizia, ma finisce qui. Perché a questo primo magro passo verso una politica comune dell’immigrazione si è arrivati provocando gravi fatture. La solidarietà condivisa si è scontrata con le paure dei populismi e la sfiducia reciproca. I più hanno contestato la strategia della Commissione, che proponeva regole automatiche e riallocazione vincolata. «Non c’è consenso, è controproducente», assicurano fonti del Consiglio riassumendo gli umori nelle capitali. Le stesse che, al Team Juncker deciso a tenere «sino all’ultimo» la sua linea, chiedono se «così non s’avveleni ancora il dibattito».
Un dibattito lungo
I diplomatici prevedono «una discussione lunga» sulle migrazioni stasera al summit dei leader Ue. La fuga in avanti tentata della Commissione non ha sortito gli effetti sperati, anzi. Invece che spingere gli stati a fare di più per affrontare la tragedia del Mediterraneo, e non solo, ha finito per scatenare una bufera di particolarismi. Altro che spirito comune. Pochi accettano che sia Bruxelles a dire quanti rifugiati prendere e come, molti sono granitici nella contrarietà agli obblighi. «Non c’è equilibrio nemmeno sull’approccio geografico», accusa una fonte dell’est europeo. Gli pare che ci sia troppo «mare Nostrum» e poca frontiera orientale.
Il caso ungherese
L’ultima bozza di conclusioni del vertice stabilisce il principio della riallocazione coordinata, che va di pari passo al rafforzamento del sistema dei rimpatri: qui si sostiene la formula della Commissione di utilizzare Frontex anche per rispedire a casa gli illegali, condizione politicamente necessaria per tenere gli altri: attesa una «Road map» in luglio. Confermati gli «hot spots» in cui concentrare le operazioni di registrazione. L’Italia «ne avrà 5-6», dicono a Roma. Il dibattito al vertice è complicato dal caso ungherese. Detto che Italia e Grecia non sono proprio felici di come il presidente del Consiglio Tusk ha gestito la vicenda - «se salta un punto, salta tutto», ha detto una fonte mediterranea, il premier Orban ha annunciato martedì di voler sospendere il regolamento di Dublino che lo costringe ad accogliere i migranti e poi ha fatto marcia indietro. Ieri ha scritto a Tusk e Juncker per spiegare le sue ragioni. Nel 2015 lo stato magiaro ha accolto 61 mila rifugiati, più dell’Italia. Invoca attenzione. Anche perché «la maggior parte di coloro che arrivano viene dalla Grecia». Un guaio? «Non del tutto - assicura una voce italiana -. Almeno tutti stanno capendo che l’alternativa è fra azione comune e caos».