domenica 21 giugno 2015

La Stampa 21.6.15
L’orgoglio di Atene
“Meglio uscire dall’euro che farci strangolare”
Sale la rabbia di disoccupati e classe media contro l’austerity
di Niccolò Zancan

Ma davvero l’Europa pensa di poter fare a meno di una ragazza come Eva Tsalpati? Ha 29 anni, parla inglese e spagnolo, fa la commercialista, è l’unica dei suoi amici ad avere un lavoro. «Mi occupo delle tasse dei pochi benestanti», dice con un sorriso magnifico. Vuole viaggiare, ma è stata solo a Parigi e Napoli: niente vacanze da 6 anni. «Perché nessuno può permettersi di partire con me». E’ campionessa di scarabeo al caffè Àliko, in un vicolo sporco, dove si suona jazz e si combatte la malinconia.

«Se non ci vogliono più, se continuano a non capire che in questo condizioni ci fanno morire lentamente, allora ce ne andremo noi dall’Europa. Vivremo anni duri, ma non disperati. Perché rinasceremo. La Grecia ha tutta la bellezza necessaria per rinascere».
Il suonatore ambulante
Suoni di tamburi da una piazza lontana. Un canto lirico da una finestra spalancata. Grida di venditori, turisti in ciabatte, famiglie sotto il sole a picco a consultare mappe. «Hey fratello, vuoi mangiare qualcosa?». Tutto si mischia continuamente. Souvlaki, bouzuki. Il suonatore ambulante Alis Iliakis, laureato in Storia dell’Arte, era un dipendente della galleria Potina Theron, prima che chiudesse. «Mi ospita un amico. Cerco un lavoro. In qualche modo ne verremo fuori». Un chilo di pollo a 1 euro e 99 al mercato coperto di Atene. Ma vanno di più le ali a 0,99. E alle cinque del pomeriggio, c’è anche chi fa il pieno di carcasse a 0,39. Nessuno si piange addosso. Domani è il lunedì fatidico. Si vive, si vivrà. «Mio padre ha fatto il pescatore per 40 anni. Ha una pensione di 300 euro al mese. Se non lo aiutassi io, andrebbe in giro a chiedere la carità» dice John Kasystokados, pescatore a sua volta. «Per quanto mi riguarda, l’Europa è un fallimento totale. Preferisco Putin».
E’ la diversità, la meraviglia di Atene. C’è HM, ci sono le grandi catene, le ragazze ti spruzzano i profumi sulle mani per farti entrare nei negozi, ma non sarà mai uguale a un’altra città. Non lo è ancora.
Davanti al Parlamento
Pavlos Giannapoulos, 59 anni, ha il chiosco in piazza Syntagma, proprio davanti al Parlamento: «In cinque anni, i miei incassi sono dimezzati. Ho speso tutti i risparmi per far studiare i figli. Lavoro sempre. Non andiamo in vacanza dal 2008. Eppure, sul serio, io vorrei stare in Europa. Ma se l’Europa non capisce come stiamo noi, arrivederci». Arrivederci?
Lasciamo stare il Partenone, le case bianche, la Grecia Antica, il mare caldo, i pesci e le isole. Ma vogliamo salutare Ermis e la sua bimba Olga, seduti a un tavolino, latte nel biberon per lei, una birra alla spina per lui. «Ce la caveremo in ogni modo - dice il papà - altrimenti io e mia moglie non avremmo avuto il coraggio di metterla al mondo». Salutare il coraggio?
Pensionati e poliziotti
Stanno fuori tutti insieme. In piazza Monastiraki, alle cinque del pomeriggio, ci sono: un matrimonio elegante, una bancarella di ciliegie rosso sangue a 1,49 a centesimi al chilo, un pensionato che mangia il gelato sciolto da una vaschetta recuperata in un bidone dell’immondizia. E se gli parli, quel pensionato si mette a spiegarti la storia di Evandros e Italos, di come sia nato il nome «Italia». «Il mio mestiere era studiare», dice raccogliendo i suoi sacchi di plastica. Davvero l’Europa pensa di poter fare a meno di tutto questo?
Il poliziotto Nick Providakis, 26 anni, 900 euro al mese di stipendio, è convinto che alla fine non succederà: «Troveremo un accordo e resteremo». Passa una famiglia di Milano. Il ragazzino si mette in posa per una foto. La prospettiva è lui in cima alla scalinata, con dietro il Parlamento, la bandiera greca tesa nel cielo azzurro e una nuvola lontana. «Avevamo paura di rimanere bloccati qui», dice la madre del ragazzino. «Ma tutto sta andando bene. C’è il solito vitale disordine greco». Il quotidiano più venduto, Ta Nea, titola: «Accordo o kaos». Ed è ovvio che un conto è il disordine vitale, un altro il caos.
Il quartiere vecchio
Se segui una musica, finisce che ti perdi nelle viuzze del quartiere vecchio della Plaka. Ci sono ristoranti per turisti, ma anche piccoli interni misteriosi. In uno di questi, due ragazzi giovani accompagnano alla chitarra un signore con la barba: sta cantando una canzone struggente. Alzo il telefono, un anziano mi fulmina. «Óchi, óchi!», dice. No! «Accomodati, ascolta, bevi qualcosa, ma non fotografare». Forse voleva proteggere quella canzone d’amore e la Grecia intera, forse voleva soltanto dire: guardaci negli occhi per una volta. In ogni caso, grazie.