Corriere 21.6.15
Vassilis Vasilikos
«I tedeschi non ricordano la storia A noi greci solo il 20% della colpa»
intervista di Andrea Nicastro
ATENE Nel suo libro più famoso, «Z, l’orgia del potere», Vasilis Vasilikos racconta come un uomo può diventare assassino, sicario di una dittatura, senza accorgersene, solo seguendo le regole che gli vengono date. «Quando manca la cultura è così - dice nella sua casa di Atene -. E io penso sia il difetto anche di questa Europa. Altro che debito. La signora Merkel non ha capito cosa sia l’Europa, non lo sa perché è cresciuta sotto il comunismo, come i leader di quei Paesi dell’Est entrati nell’Ue di recente, tutti più duri della stessa Germania. L’Europa non si può reggere sul denaro, ma sulla democrazia. Non sui bilanci in ordine, ma sulla pace. Nel secolo scorso ci sono state due guerre, entrambe causate dalle ambizioni tedesche. Possibile che non si sia imparato nulla?».
Per quanto i tedeschi dovranno vivere con il senso di colpa?
«Quanto serva loro a capire che non devono sostituire un nazismo militarista ad un nazismo economico».
Per lei non c’è alcuna responsabilità greca nella crisi?
«Diciamo un 20 per cento. È dal 1830, quando ci imposero un re tedesco che non possiamo fare da soli, che siamo sempre comandati. Poi toccò ai britannici e poi agli Usa. Il colpo di Stato di cui parlo in “Z” fu ispirato da Washington».
Anche lei nazionalista.
«No, realista. Come è reale dire che l’unico statista all’altezza del momento storico è Mario Draghi. Lui continua a dare soldi alle banche greche perché l’euro non crolli».
Lunedì però, qualcuno si aspetta una decisione. Grexit o no Grexit?
«C’è una probabilità su mille di nostra uscita dall’euro. Ma se succedesse non avremmo problemi: entriamo nell’area del rublo russo. È una moneta forte e con la politica di Putin di ancorarla all’oro sarà ancora più forte».
Scherza?
«No, minaccio».
Le sembra bello tra partner europei?
«Belli alleati. Ci hanno distrutto un quarto di Pil, raddoppiato la disoccupazione e continuano a non voler ammettere di aver sbagliato».
Invece fa bene la Grecia a non pagare i debiti?
«Non è quello che dice il governo. Quel gran ministro economico che è Yanis Varoufakis lo ha spiegato alla perfezione. Il nostro problema non è alzare l’Iva adesso che i contratti turistici sono stati firmati a febbraio. Né abbassare le pensioni che permettono al Paese di mangiare».
E qual è allora il problema?
«Recuperare la capacità di raccolta fiscale (5 miliardi di arretrati solo per l’Iva) e far ripartire l’economia».
E gli altri europei dovrebbero continuare a prestare soldi perché Atene li spenda?
«Varoufakis lunedì andrà con una proposta fantastica: stabiliamo un surplus primario, diciamo 1%, e lo mettiamo in un computer. Appena il numero cambia, diventa 0,9%, automaticamente, senza passare dal Parlamento, senza chiedere a nessuno, lo stipendio dei dipendenti pubblici cala di quel tanto necessario per riportare l’avanzo all’1%. Un software a garanzia dei prestiti. Cosa può volere di più un creditore?».
Magari, prima di dare altri soldi, verificare che le misure pensate per arrivare a quell’1% siano plausibili?
«Ma va, questo è controllo politico, non economico. La verità è che se al posto del premier Tsipras ci fosse stato un politico di destra, avrebbero già concesso dilazioni di pagamento e aiuti».
Perché?
«Perché Tsipras ha detto che non vuole più acquistare armamenti tedeschi e francesi per due miliardi e spostare quei soldi verso attività produttive. Un governo di destra non l’avrebbe fatto e gli affari per gli europei sarebbero continuati. Tanto poi il debito resta sulle spalle dei cittadini greci».