venerdì 19 giugno 2015

La Stampa 19.6.15
Berlusconi ha nostalgia del patto del Nazareno
di Marcello Sorgi


Silvio Berlusconi sta pensando di tornare a collaborare con Renzi. Non ha ancora deciso, e a chi glielo chiede, in questi ultimi giorni, risponde che è più sul no che sul sì. Ma questo, appunto, porta a scommettere che alla fine si lascerà tentare.
Lo spingono a farlo, nell’ordine: amici e collaboratori di peso come Fedele Confalonieri e Gianni Letta, convinti che non ci sia altro da fare che riannodare il filo con il governo. L’alternativa è finire sotto il tacco di Salvini, dal momento che una rondine - e nello specifico una Liguria e un Toti - non fa primavera. Silvio ascolta e rimugina, ma continua a ripetere che con Renzi è finita.
A trattenerlo dal riavvicinamento con quello che a un certo punto aveva considerato suo erede, infatti, è innanzitutto una questione personale. Si è sentito preso in giro già ai tempi del Nazareno, quando il testo dell’accordo cambiava continuamente, e sulla legge elettorale - pur votata da Berlusconi fino al penultimo passaggio in Senato - furono imposte ben 17 modifiche, tutte o quasi contro gli interessi del centrodestra. L’ex-Cav. decise di salvare lo stesso l’accordo, sperando che la contropartita sarebbe arrivata sul Quirinale; ma poi andò come si sa. Dunque, d’ora in poi, mai più fidarsi.
Eppure - e qui, sottovoce, il ragionamento si fa intrigante -, se la trattativa dovesse riaprirsi malgrado tutto, ad esempio per approvare le riforme istituzionali, appese a una maggioranza al Senato assai ballerina, dopo la rottura con Forza Italia, Berlusconi sarebbe anche disposto a vedere le carte. Ma a condizione di condurre il negoziato in prima persona, senza più affidarsi a Verdini, il perno del patto del Nazareno. Non è solo questione di fiducia venuta meno (l’ex-Cav. ritiene che il senatore fiorentino si sia fatto prendere la mano dall’amico Matteo), ma di manico. Uscito vittorioso e con le casse familiari rimpinguate dalla cessione del Milan, un affare gestito in prima persona e concluso salvando anche la presidenza del club, Berlusconi è sempre più convinto di non avere rivali quando si siede a un tavolo a trattare. A Renzi, per cominciare, vorrebbe strappare cambiamenti significativi della riforma del Senato e la garanzia che la legislatura arriverà per davvero fino al 2018. Ma se chiude gli occhi e ricomincia a sognare, come fa nei suoi momenti migliori, Silvio, con Matteo, sarebbe disposto a rifare un governo di larghe intese: l’unico, non si stanca di ripetere, in grado di affrontare la tempesta che incombe sull’Italia.