giovedì 18 giugno 2015

La Stampa 18.6.15
Graduatorie, sgravi, valutazioni
La carica dei 2150 emendamenti
di Francesco Maesano


Ieri mattina il renzianissimo Andrea Marcucci, presidente della commissione cultura e istruzione del Senato twittava il numero preciso degli emendamenti alla «buona scuola»: 2150.
Troppi, aveva spiegato il premier la sera prima. Un numero che non consentirebbe al Parlamento di chiudere l’iter in tempo per il nuovo anno scolastico mentre in gioco c’è l’assunzione di 100 mila precari.
Molte delle proposte emendative dei partiti hanno carattere ostruzionistico. Alcune entrano nel merito della legge e sono simili da parte un po’ di tutta l’opposizione.
M5S, il nodo assunzioni
I Cinquestelle puntano forte sul nodo assunzioni. Dei 620 emendamenti presentati, senza considerare i subemendamenti, ce ne sono quattro che sono riconducibili a modifiche sostanziali, mentre gli altri tentano di introdurre cambiamenti meno radicali.
Il M5S ripropone un piano di assunzioni pluriennale che aveva già presentato alla Camera sotto forma di proposta di legge prima che si iniziasse a parlare della buona scuola, chiedendo l’allargamento della platea di immissione in ruolo dei precari abilitati. Le altre proposte riguardano il no alla chiamata diretta dei professori da parte dei presidi, una maggiore collegialità nello stilare il piano dell’offerta formativa e il no agli sgravi fiscali per i genitori che iscrivono i figli alle scuole paritarie.
Ostruzionismo Forza Italia
Il partito di Berlusconi ha presentato 183 emendamenti. Di questi circa la metà hanno carattere prettamente ostruzionistico, mentre gli altri agiscono sul merito. Al cuore delle modifiche c’è il piano di stabilizzazione degli insegnanti. Gli azzurri chiedono di contrattualizzare non solo gli insegnanti inseriti nelle graduatorie ad esaurimento ma anche quelli in seconda fascia che hanno sostenuto varie forme di tirocinio formativo attivo.
Sinistra Pd e graduatorie
Il Pd ne ha presentate in tutto 334, ma gli emendamenti controversi sono quelli avanzati dalla minoranza interna. Una trentina in tutto. Alla chiamata diretta i «dissidenti» di Palazzo Madama preferiscono le graduatorie pubbliche. Chiedono di profilare meglio i poteri del preside, difendono i diritti acquisiti degli insegnati e vogliono che all’interno della commissione di valutazione dei docenti siedano quattro colleghi lasciando a studenti e genitori solo un ruolo meramente consultivo.
Sel e il caso paritarie
Le proposte emendative del partito di Vendola si avvicinano molto a quelle del M5S. 263 emendamenti dei quali una trentina di merito e il resto più «di forma». Anche loro chiedono un piano pluriennale di assunzioni, dicono no agli sgravi per le paritarie e vogliono che il collegio dei docenti partecipi col preside alla stesura del piano dell’offerta formativa, forse il punto più sensibile della riforma dopo la questione delle assunzioni. A questo i senatori di Sel aggiungono l’allungamento dell’obbligo scolastico a 18 anni, misure specifiche per la fascia da zero a sei.