lunedì 15 giugno 2015

La Stampa 15.6.15
Se la Francia parla come madame Le Pen
di Cesare Martinetti


Madame Le Pen è già idealmente seduta a Matignon, sede del primo ministro, in attesa di scalare l’Eliseo. Ma intanto la sua agenda è al governo in Francia. Manuel Valls, immigrato figlio di immigrati (da Barcellona), contestato dai francesi doc per aver portato i figli all’Olympiastadion di Berlino a vedere la finale di Champions (s’è scusato per la leggerezza e rimborserà 2500 euro), rimette i controlli fissi alle frontiere con l’Italia. A cominciare da Ventimiglia. Niente clandestini, siamo francesi.
C’è da discutere sul filo dei cavilli se la decisione porti o no la Francia fuori da Schengen, e cioè quel trattato che permette la libera circolazione tra molti – non tutti – i Paesi Ue. Parigi naturalmente sostiene di no; Roma pensa il contrario e lo farà pesare nel prossimo Consiglio Europeo. Ma intanto l’effetto è che l’Italia ancora una volta non solo non riceve solidarietà (politica, non parliamo d’altro) ma non riesce a far pesare la sua agenda. Le migliaia di migranti che sbarcano sulle coste italiane (e greche, non dimentichiamole) sono un problema italiano o europeo?
Le foto dei vertici dove Valls e Renzi appaiono sempre complici e scherzosi, entrambi in camicia bianca, entrambi sedicenti portavoce della sinistra che cambia, alla luce di quel che accade una volta tornati in patria, appaiono inutili e un po’ stucchevoli teatrini. Si sa che Valls, primo ministro da poco più di un anno, considera Renzi un modello politico al punto di volerlo imitare anche nel cambio del nome del suo partito: da socialista a democratico. Sarebbe bene che Renzi imitasse anche lui almeno un po’ Valls nella difesa degli interessi del suo Paese.
Il francese (ripetiamo, immigrato dalla Catalogna) ha costruito la sua immagine forte da ministro dell’Interno dove ha sostanzialmente seguito la via tracciata dal duro Sarkozy una decina di anni prima. Il punto alto di questa strategia fu quando mandò la polizia a scuola a prelevare una ragazzina kosovara – Leonarda - figlia di clandestini per espellerla con tutta la famiglia. Un’operazione choc perché, nonostante la Francia sia sempre stata dura con i sanspapiers, i minori scolarizzati erano sempre stati rispettati.
Ma i tempi sono cambiati, la «lepenizzazione degli spiriti», come si dice in francese, è il sentimento dominante, il 74 per cento dei francesi approvò l’espulsione di Leonarda e della sua ingombrante famiglia «zingara». Sarkozy prima, Valls poi non fanno altro che seguire l’agenda imposta dalla famiglia Le Pen il cui patriarca – il vecchio Jean-Marie, ora caduto in disgrazia – soltanto qualche mese fa ha detto seriamente che «Monsignor Ebola» avrebbe risolto il problema migranti dall’Africa. Ebola sembra ora risolto; la questione migranti no. L’esito politico di questo generale spostamento a destra, paradossalmente, non ha minimamente indebolito Marine Le Pen che non è mai stata così forte. Ma ha intanto sicuramente snaturato sia la destra che la sinistra «repubblicane»: se Sarkozy ormai parla come Madame Le Pen, Valls da Matignon agisce.
Tornando a Schengen, è ben vero che i francesi l’hanno sempre interpretato a modo loro. Chi viaggia abitualmente via treno tra Torino e Parigi sa che a Modane spessissimo la polizia sale sul Tgv e chiede i documenti. Non di noi italiani, ma di quella parte dell’umanità che ha segnata nel viso la sua origine. E quasi sempre 10-15-20 persone vengono rispedite a Bardonecchia col primo treno. Ora gli stessi controlli si fanno anche a terra, a Ventimiglia. Non a tutti, solo a quelli che hanno la faccia un po’ così. Forse la regola di Schengen è salva; la dignità dell’Europa un po’ meno.