La Stampa 12.6.15
Il nodo stranieri preoccupa Renzi
Nei sondaggi la destra supera il Pd
La fiducia nel premier resta solida, ma il calo di consensi si fa vistoso
di Fabio Martini
Per più di un anno a Matteo Renzi è bastato un tweet - o una esternazione ben assestata al momento “giusto” - per soffocare o sfocare la voce dei suoi avversari. Ma da qualche tempo, in particolare dalla notte delle elezioni regionali, il presidente del Consiglio si è fatto meno loquace e ieri, nel corso dell’ennesima giornata controvento, dal suo smartphone è uscito un solo tweet: «Bentornata @astrosamantha. Siamo molto orgogliosi di lei, capitano. L’aspettiamo presto in Italia». Erano le 15,45, dentro e fuori i confini nazionali si stava dipanando una giornata più faticosa del solito: sull’ideale tavolo del governo e della maggioranza si sono affollati in ordine sparso il caso-Azzolini, il senatore di un partito della maggioranza inseguito da un mandato di cattura; l’aggravarsi della storia di Mafia Capitale, con un sindaco del Pd oramai “circondato” dal malaffare e un premier che comincia a riflettere su quale sia la strategia migliore per ridurre il danno; il blocco degli scrutini attuato in varie regioni; ma soprattutto l’irruzione di migranti affamati e ammalati all’interno delle stazioni delle due più grandi città italiane (sia pure in piccolissimi numeri), rischia di aggravare la percezione degli italiani su questo argomento.
E su questo terreno, Matteo Renzi si è fatto prudente e poco loquace: ieri sera, al termine del Consiglio dei ministri, il presidente del Consiglio non è sceso in sala stampa, un piccolo evento. Renzi non è certo preoccupato per l’andamento - non lineare ma non definitivo - della trattativa sul piano-immigrati della Ue in corso a Bruxelles, ma non ha ancora trovato il passo soddisfacente nella gestione interna della vicenda-migranti. Vicenda preoccupante in termini di consenso: i sondaggi si sono fatti allarmanti. Non è un certo casuale il basso profilo che Renzi sta adottando su questi temi: dopo l’iniziale sparata del Governatore della Lombardia Maroni e le successive messe a punto, da diversi giorni il presidente del Consiglio ha replicato sempre in modo soft, rimproverando «demagogia» e poi retrocedendo su generici richiami al «buonsenso».
Su questo terreno, Renzi non si scopre anche perché, da lettore “seriale” dei sondaggi, al presidente del Consiglio non sono sfuggiti due dati hard. Sui quali è scattato l’allarme rosso: nelle più recenti rilevazioni di istituti affidabili come l’Ipsos di Pagnoncelli, Euromedia Research della Ghisleri e la Swg, il Pd è stato superato dopo un lungo periodo dalla somma delle percentuali attribuite ai partiti di centro-destra. In particolare per Ipsos, un Pd al 32,3%, viene superato dalle forze di centrodestra (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Area popolare) che assieme arrivano al 35,4%. Mentre per Euromedia, il Pd è al 34,5,%, gli altri al 35%. Ma c’è un altro dato altrettanto significativo: l’istituto della Ghisleri ha chiesto «quanta fiducia ispirino» alcuni soggetti. Ebbene, il governo Renzi riscuote il 26,5% e Matteo Salvini è al 27%. Certo, la fiducia in Renzi è al 35%, ma il sorpasso del leader della Lega sul governo non è dato rassicurante. Tanto più che alla richiesta (sondaggio Ipsos) di dare un giudizio sulle politiche del governo sull’immigrazione, il 32% risponde «bene», il 56% risponde «male».
Quanto alla trattativa in corso in Europa sulle misure che dovrà decidere il Consiglio dei 28 di fine giugno, il governo segue le novità che trapelano ogni giorno da Bruxelles, che spostano in un senso o nell’altro l’equilibrio del possibile, futuro compromesso, che però - si ripete a palazzo Chigi - sarà definito nel vertice dei 28 capi di Stato e di governo del 25 e 26 giugno.