Il Sole 6.6.15
L’irritazione della Ue, colta di sorpresa
di Beda Romano
BRUXELLES La scelta della Grecia di rinviare a fine mese alcuni rimborsi di prestiti ricevuti dal Fondo monetario internazionale hanno provocato ieri nuove tensioni nelle difficili trattative tra Atene e Bruxelles per garantire al paese mediterraneo ulteriori aiuti economici. L’agenzia americana Fitch Ratings considera la decisione il riflesso di «una estrema pressione» sulla liquidità a disposizione del governo greco. Altri osservatori temono che in realtà la scelta sia stata più politica che finanziaria, più negoziale che economica.
Da giorni ormai circolava voce che Atene avrebbe potuto raggruppare in un solo versamento i rimborsi previsti in giugno, applicando una possibilità già esistente dagli anni 70. In un recente incontro dei ministri delle Finanze del G-7, a Dresda la settimana scorsa, la questione era emersa, e già allora nessuno si era detto felice all’idea di un rinvio dei pagamenti. La decisione del governo Tsipras di spostare a fine giugno il rimborso all’Fmi di 1,6 miliardi di euro ha colto l’establishment comunitario di sorpresa.
Alla domanda se la Commissione europea fosse stata messa a conoscenza della scelta di Atene, ieri il portavoce dell’esecutivo comunitario Margaritis Schinas ha risposto laconico: «Abbiamo preso nota della dichiarazione pubblica di mercoledì notte». Interpellato dalla stampa dopo l’incontro con il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker tre giorni fa, lo stesso premier greco Alexis Tsipras aveva detto, a proposito del primo di quattro rimborsi, di 300 milioni di euro, previsto per ieri: «Non preoccupatevi».
A molti nell’establishment comunitario la decisione di sospendere il rimborso è parsa una scelta politica, il tentativo di fare la voce grossa dopo che i creditori hanno presentato una proposta di accordo dalla quale dipendono nuovi aiuti per 7,2 miliardi di euro e che (per ora) Atene ha respinto. Altri vi hanno visto il desiderio di rassicurare l’ala più estrema di Syriza, il partito di Tsipras, contrario a una intesa con le istituzioni che rappresentano i creditori (Commissione, Fondo e Bce).
Un diplomatico spiegava ieri che giovedì, durante una riunione telefonica dei direttori dei tesori nazionali, il rappresentante greco è stato informato della richiesta del suo governo di rinviare i rimborsi a fine mese da un suo collega di un altro paese: «Egli ha ammesso candidamente di non esserne a conoscenza». In altre circostanze, la vicenda potrebbe aggiungersi ai molti esempi di disorganizzazione greca (o mediterranea). In questo caso, tuttavia, la circostanza assume una importanza particolare.
Fitch Ratings preferisce giustificare la mossa sulla base di motivazioni economiche. Sosteneva ieri in un comunicato che la scelta greca è il riflesso di «una estrema pressione sui livelli di liquidità» del governo Tsipras. «Non può essere esclusa la possibilità che la Grecia non riesca a pagare i suoi debiti con l’Fmi alla fine di giugno». Nei fatti, comunque, la scelta greca sta pesando drammaticamente sulle difficili trattative in corso tra Bruxelles e Atene.
Nelle file dell’establishment comunitario, c’era ieri evidente fastidio per una decisione che getta una pessima immagine sull’Europa a qualche giorno da una riunione del G-7 a livello di capi di stato e di governo. L’ultimo paese a chiedere il rinvio di un rimborso all’Fmi è stato lo Zambia: l’effetto ottico per l’Unione europea non è dei migliori. Mentre i creditori si interrogano in cuor loro sulle conseguenze per i negoziati, ieri in un articolo per Project Syndicate l’economista Joseph Stiglitz notava come l’intera vicenda dimostri il pericoloso «indebolimento della solidarietà europea».