Il Sole 6.6.15
Atene (-5%) affossa le Borse europee
di Vito Lops
Piazza Affari perde il -2,1% - Balzo del dollaro dopo i dati Usa sul mercato del lavoro
Le Borse europee archiviano l’ultima seduta della settimana sotto stress. È ancora una volta la Grecia a tenere in bilico i listini. Gli investitori non hanno gradito che Atene abbia chiesto (e ottenuto) al Fondo monetario internazionale di accorpare le cinque rate da rimborsare nel mese di giugno in un’unica soluzione a fine mese da 1,6 miliardi, difatto saltando il pagamento della tranche prevista per ieri, e pari a 300 milioni di euro. È la prima volta dopo 35 anni che un Paese non onora nei tempi previsti il pagamento di un debito con l’Fmi. L’ultima volta era capitato allo Zambia.
Questa mossa da un lato offre più respiro per trovare un accordo sulle riforme da adottare tra Atene e i creditori internazionali (l’ex Troika, oggi chiamata in modo più eufemistico il “gruppo di Bruxelles”) ma dall’altro viene vista come un segnale di debolezza sulla liquidità realmente disponibile nelle casse di Atene. Un dubbio che ha trascinato al ribasso il listino greco (-4,98%) condizionando a ruota anche le altre Borse. Piazza Affari, a parte la Grecia, ha terminato gli scambi con la maglia nera. Il Ftse Mib ha ceduto il 2,1% (-2,7% il passivo settimanale), penalizzato anche dal cattivo andamento dei titoli bancari. Tra questi forti vendite per Banca Mps (-3,3% su cui è in corso un aumento di capitale da 3 miliardi) e Banca Carige(-11%, il cui aumento di capitale, da 850 milioni, partirà lunedì). I dettagli resi noti dall’istituto genovese indicano un rafforzamento patrimoniale molto diluito. Pertanto la Consob vede un rischio di «anomalie di prezzo» e per questo «monitorerà» con attenzione «l'andamento sul mercato delle azioni» della banca.
In rosso anche gli altri listini europei: Parigi ha ceduto l’1,33%, Francoforte l’1,26%. Il listino tedesco (che ha ritracciato di 8,5 punti percentuali rispetto ai massimi dell’anno toccati il 10 aprile) non è riuscito a reagire neppure al netto calo dell’euro sul dollaro (che in questa prima parte dell’anno ha dato buona linfa alle azioni esportatrici quotate sulla Borsa tedesca) arrivato puntuale dopo la pubblicazione del market mover di giornata: il dato sul lavoro negli Usa. A maggio l’economia statunitense ha creato 280mila nuovi posti di lavoro nel settore non agricolo, molto più dei 226mila attesi e dei 223mila creati nel mese dei aprile. Il tasso di disoccupazione è però salito dal 5,4% al 5,5%. Il dato ha dato una scossa al dollaro: il cambio euro/dollaro è scivolato da quota 1,125 fino a sotto 1,11, perdendo in pochi minuti più di una “figura” e andando contro le indicazioni dell’Fmi che giovedì ha invitato la Fed a rimandare un rialzo dei tassi. I tassi negli Usa, invece, sono saliti. I titoli a 10 anni si sono portati al 2,37%, sette punti base in più della vigilia. Forte volatilità sul Bund tedesco a 10 anni che in mattinata è tornato in area 0,9% per poi chiudere a 0,85%: lo spread tra Usa e Germania è a quota 152 punti. Lo spread BTp-Bund ha terminato la settimana in tensione, a quota 139, in rialzo di otto punti base. Il rendimento del decennale resta sopra il 2,24% (top da novembre scorso) con i mercati che stanno iniziando a scontare uno scenario di leggera inflazione, accantonando così quello deflazionistico che andava per la maggiore nella prima parte dell’anno.
A questo punto gli occhi sono puntati sulle novità che potrebbero arrivare domenica e lunedì durante il G7 che si riunisce in Germania. Secondo un alto funzionario europeo, però, sul tavolo non ci dovrebbe essere il nodo della crisi greca e del suo piano di riforme. E non è neppure previsto un incontro separato fra gli Stati Uniti e i membri europei del G7 sul tema. La sensazione è che la questione greca terrà banco ancora per parecchi giorni. Secondo l’agenzia di rating Fitch, il rischio che Atene non proceda a rimborsare l’Fmi a fine mese come in programma «non è da sottovalutare». Questo tuttavia non ha implicazioni dirette per il rating sovrano della Grecia che resta “CCC”. «Il rating di Fitch riflette il rischio di default nei confronti del settore privato, più che del pubblico: dunque il ritardo nei rimborsi al Fondo non rappresenta di per sé un default. Tuttavia - prosegue l'agenzia - raggruppare tutte le scadenze in un unico saldo evidenzia la pressione cui devono far fronte le banche elleniche, la cui posizione di liquidità si fa gradualmente sempre più critica».