Il Sole 5.6.15
Sale la fronda anti-intesa all’interno di Syriza
Il premier Tsipras deve fronteggiare anche l’opposizione della sinistra radicale del ministro Lafazanis per l’ipotesi di aumento dell’Iva al 23% su tutte le forniture dell’energia elettrica
di Vittorio Da Rold
Sale la fronda anti-accordo all’interno di Syriza mentre anche il governo greco annuncia che non accetterà «proposte estreme» dai creditori. E’ quanto, secondo fonti interne, avrebbe dichiarato ieri il primo ministro greco Alexis Tsipras in un summit riservato ad Atene ai ministri-chiave del suo governo esponendo loro le riforme chieste da Ue e Fmi per sbloccare gli aiuti economici congelati dal lontano agosto scorso.
«Proposte estreme non possono essere accettate dal governo greco», avrebbe affermato Tsipras, tornato da Bruxelles dove ha incontrato Jean-Claude Juncker, «tutti devono capire che il popolo greco ha sofferto molto nei cinque anni passati e bisogna smettere di giocare a sue spese».
I toni duri di Tsipras, che oggi andrà in Parlamento per spiegare i termini del possibile accordo ma senza prevedere un voto finale, si spiegano perché la troika ha sì ridotto le pretese di saldo primario di bilancio ma ha chiesto di continuare con le privatizzazioni, aumentare i tagli alle pensioni e premere sulle riforme del lavoro.
Tutti temi indigesti per “Piattaforma di sinistra”, la formazione radicale di Syriza guidata dal ministro per la Ricostruzione, Ambiente ed Energia Panayiotis Lafazanis che controlla 30 voti sui 162 della maggioranza in Parlamento. Anche se gli altri partitti all’opposizione come Nea Dimokratia, Pasok e To Potami, dovessero, come è probabile, votare a favore e far passare il piano dei creditori in aula, mancherebbero i 30 voti della sinistra di Syriza e verrebbe meno l’attuale maggioranza di governo, con possibile richiesta di andare al voto anticipato dopo appena quattro mesi dall’ultima consultazione politica.
A far rullare i tamburi di guerra della formazione di Lafazanis a cui si aggiuntoil dirigente Alexis Mitropoulos che ha definito «omicida» la proposta, è stata la consueta ricetta di aumento di tasse e taglio di spese della troika e soprattutto la proposta di aumentare l’Iva al 23% sulle forniture di energia elettrica, una decisione che si rifletterebbe con un rincaro sulle bollette elettriche, pari al 10 per cento. Una misura che metterebbe in serie difficoltà molte famiglie, con Syriza che in campagna elettorale aveva parlato di «crisi umanitaria» con l'aumento della povertà, a causa dei programmi imposti dalla troika.
Non solo. I creditori chiedono un aumento dell'età di pensionabile e una riduzione degli assegni, nella misura da ridurre la spesa pensionistica di 0,5 punti di Pil quest'anno, con un intervento che scatterebbe già da luglio.
Esattamente il contrario di quanto promesso in campagna elettorale da Tsipras che vede in questa richieste punitive una sorta di crociata contro il suo partito e un monito ad altri paesi dell’eurozona a non seguire la via greca.
Un altro nodo chiave su cui permangono distanze è la riforma del regime dell'Iva, un’imposta indiretta che pesa allo stesso modo su ricchi e poveri. I creditori internazionali chiedono di passare ad un sistema semplificato con due sole aliquote, all'11 e al 23 per cento. E di alzare l'aliquota sui farmaci. La Grecia invece vorrebbe tenere un sistema con tre aliquote, che in particolare prevede un regime speciale e di favore per le isole. Secondo Ue e Fmi questo comporterebbe minori entrate per quasi 1 punto di Pil.
Anche il ministero delle Finanze guidato da Yanis Varoufakis ha fatto sapere che rifiuta le proposte dei creditori, spiegando che il programma «non può risolvere« la crisi e «aumenterebbe la povertà e la disoccupazione».